Salute
COVID in Cina e situazione internazionale. Ecco perché potrebbero mancare i farmaci in Europa
Assistiamo in queste ore a una nuova ondata epidemiologica di Covid-19 nel grande gigante asiatico che è la Cina. Tutto ciò in molteplici Stati della comunità internazionale crea paura e allarmismo. Forse si teme a un ritorno al 2021-2022 con restrizioni, chiusure, ma ciò non deve far entrare in paura e paranoia con il rischio di creare incomprensioni a livello internazionale in una situazione già tesa per altri motivi. Ma orami il danno è fatto. Prima dalla Germania che ha proposto di inviare in Cina vaccini e aiuti con atteggiamento di superiorità in merito alla qualità dei prodotti sanitari europei e poi tale errore è stato nuovamente posto in essere dall’Ue che mediante la Commissione Europea ha riproposto l’invio gratuito come forma di aiuto ma inviato con atteggiamento di superiorità.
Quando la Cina ha portato aiuti in Italia durante la prima ondata di contagi le sue azioni erano spinte da uno scopo umanitario, finalizzato alla lotta contro la morte del proprio simile e ad impedire il dilagare di una piaga virologica in tutto il mondo. Considerando anche che loro sono stati i primi ad affrontare il virus ed erano più esperti. Invece l’introduzione di obbligo di tamponi per chi arriva dalla Cina o addirittura la chiusura degli ingressi a chi arriva dalla Cina in Europa sta soltanto inasprendo i rapporti internazionali. Ciò ha determinato che gli aiuti sono stati declinati e rispediti al mittente affermando che lo Stato asiatico ha la più grande delle linee di produzione al mondo di vaccini anti Covid con una capacità annua di oltre 7 miliardi di dosi e una produzione annua di 5,5 miliardi. Tali quantitativi sono stati definiti dal ministro degli Esteri cinese come più che efficaci e sufficienti a difendere la vita e la salute della popolazione cinese.
Aggiungendo poi che la Cina è pronta a lavorare con la comunità internazionale spinta da uno spirito di solidarietà e umanità per affrontare nuovamente la sfida Covid. La misura dei tamponi obbligatori o la chiusura degli ingressi può essere considerata inutile se prendiamo in esame la nota dell’Eurpean Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) nella quale si afferma che: “Non si prevede che l’ondata di casi Covid in Cina influirà sulla situazione epidemiologica del Covid-19 nell’Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo.”
Questo perché le varianti che stanno dilagando in Cina risultano essere già in circolazione sul territorio dell’Unione e pertanto non rappresentano un pericolo per la risposta immunitaria dei cittadini degli Stati UE. Lo Stato cinese com’era prevedibile a tali azioni ed affermazioni da parte dell’UE ha minacciato delle contromisure, in quanto le restrizioni adottate da alcuni Stati vanno a colpire solo ed esclusivamente i viaggiatori cinesi e tale pratica risulta essere priva di qualsivoglia fondamento di natura scientifica. Forse per minare il rapporto politico,economico e militare tra Cina e Russia. Lo Stato cinese accusa l’occidente di voler manipolare le misure di prevenzione epidemica con l’unico scopo quello di raggiungere obiettivi di natura politica finalizzati a mettere in ginocchio la Cina stessa in ambito internazionale, considerato che la stessa è diventata una nuova potenza economica mondiale che ha spinto la propria economia ai primi posti al mondo raggiungendo un peso politico internazionale. Alla luce di ciò lo Stato cinese ha dichiarato che avrebbe adottato contromisure internazionali in condizione di reciprocità.
Considerato che la Cina è il più grande esportatore al mondo potrebbe la stessa limitare agli Stati europei come reazione ciò che esporta? In particolare lo Stato cinese esporta : energia e prodotti di derivazione del petrolio, carta, prodotti chimici, prodotti farmaceutici, preparati farmaceutici, apparecchiature medicali, prodotti per elettronica e mezzi di trasporto ecc. Per un totale di 28.155,36 € solo di importazioni dallo Stato italiano. Possiamo immaginare cosa accadrebbe se la stessa decidesse di ridurre tali beni in una situazione di grave crisi economica ed energetica. Sarebbe più opportuno invece cercare di creare un clima di distensione politico-internazionale al fine di mantenere rapporti di reciproca collaborazione, economica, scientifica e di aiuto in caso di bisogno.
Quando capiremo che oramai siamo in un sistema economico aperto con la necessità di avere scambi con l’estero e che il sistema economico chiuso autosufficiente non va più bene ed è destinato a collassare? “ Nel processo evolutivo va avanti chi è capace di cooperare, riuscendo così meglio a sopravvivere e a perpetuare la specie”. (Robert Nozik) “ Non c’è prova migliore del progresso di una civiltà che il progresso della cooperazione.” (Jhon Stuart Mill) Da tali affermazioni la mia speranza è che gli Stati capiscano che è nella cooperazione la vera forza per risolvere i problemi e che nel momento in cui si risolve un problema insieme si rafforzano anche le relazioni internazionali e interpersonali e si raggiunge una sorta di rispetto reciproco senza che vi sia sopraffazione dell’ uno sull’altro.
Quando cominciano invece le divisioni, le fazioni, lì si crea la competizione che porta allo scontro e al dissenso autodistruttivo di entrambe i blocchi senza il raggiungimento di obiettivi per il miglioramento dell’umanità. Siamo animali sociali e siamo fatti per vivere stando a contatto con gli uni con gli altri e solo tramite tale contatto vi è il miglioramento del singolo e della collettività in cui viviamo.
Marco Rispoli