Cronaca
Covid. Bollettino della Calabria positivi +409 e dell’Italia +35.098 del 10 novembre 2020
In Calabria ad oggi sono stati sottoposti a test 301.133 soggetti per un totale di tamponi eseguiti pari a 304.240 (allo stesso soggetto possono essere effettuati più test). Le persone risultate positive al Coronavirus sono 8.317 (+409 rispetto a ieri), quelle negative 292.816. Sono questi i dati giornalieri relativi all'epidemia da Covid-19 comunicati dal dipartimento Tutela della Salute. Territorialmente, dall’inizio dell’epidemia, i casi positivi sono così distribuiti:
- Cosenza: CASI ATTIVI 1.832 (100 in reparto; 3 in terapia intensiva, 1.729 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 690 (633 guariti, 57 deceduti).
- Catanzaro: CASI ATTIVI 860 (70 in reparto; 11 in terapia intensiva; 779 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 390 (347 guariti, 43 deceduti).
- Crotone: CASI ATTIVI 338 (24 in reparto; 314 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 179 (173 guariti, 6 deceduti).
- Vibo Valentia: CASI ATTIVI 179 (8 ricoverati ,171 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 127 (119 guariti, 8 deceduti).
- Reggio Calabria: CASI ATTIVI 2.371 (81 in reparto; 5 in terapia intensiva; 2.285 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 956 (920 guariti, 36 deceduti).
- Altra Regione o stato estero: CASI ATTIVI 267 (267 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 128 (127 guariti, 1 deceduto). È compresa anche la persona deceduta al reparto di rianimazione di Cosenza che era residente fuori regione.
I ricoverati del setting fuori regione e dei migranti sono stati inseriti nelle colonne dei rispettivi reparti di degenza; tra i 41 ricoveri presso l'ospedale di Catanzaro, 5 sono riferiti a persone non residenti. Tra i 103 ricoverati presso l'Azienda ospedaliera di Cosenza tre sono non residenti; la paziente dimessa a Cosenza è stata inserita tra i guariti del setting fuori regione; la paziente deceduta a Cosenza è stata inserita tra i deceduti del setting fuori regione.
I casi confermati oggi sono così suddivisi: Cosenza 110, Catanzaro 44, Crotone 34, Vibo Valentia 19, Reggio Calabria 202. Altra Regione o stato estero 0.
Dall’ultima rilevazione, le persone che si sono registrate sul portale della Regione Calabria per comunicare la loro presenza sul territorio regionale sono in totale 206. Nel conteggio sono compresi anche i due pazienti di Bergamo trasferiti a Catanzaro, mentre non sono compresi i numeri del contagio pervenuti dopo la comunicazione dei dati alla Protezione Civile.
BOLLETTINO TOTALE DELL'ITALIA
Curva rallenta ma non è liberi tutti, 35.098 casi Record di 580 decessi. Brusaferro, cresce impatto su rianimazioni
L'indice di trasmissibilità Rt pare andare verso una certa stabilizzazione, crescendo ma più lentamente, e la curva epidemica accenna ad una flessione ma, se da un lato questi sono indubbiamente primi segnali positivi, dall'altro l'impatto della pandemia sui servizi sanitari - in termini di nuovi ricoveri e occupazione delle terapie intensive - aumenta in tutte le Regioni, con livelli che si avvicinano alle soglie definite critiche per la tenuta del sistema.
I segnali positivi non possono dunque assolutamente essere interpretati come un 'libera tutti' e l'allerta resta massima. E' questo il quadro tracciato dai presidenti dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, e del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, nella conferenza stampa di analisi epidemiologica organizzata al ministero della Salute, in una giornata in cui i nuovi casi si sono stabilizzati a 35.098 in calo, a fronte di 217.758 tamponi effettuati e con un rapporto positivi/tamponi al 16,1% (un punto percentuale meno di ieri). E' però record di vittime: 580 contro le 356 del giorno precedente. Non si registrava un dato così alto di vittime giornaliere dal 14 aprile, quando furono 602. Continuano a riempirsi anche le terapie intensive, con 122 pazienti in più per Covid, per un totale pari a 2.971. A livello regionale è ancora una volta la Lombardia a registrare più casi, 10.955 in 24 ore, seguita da Piemonte (+3.659), Veneto (+2.763) e Campania (+2.716).
Una situazione che dunque non può essere presa "sotto gamba", ammonisce Brusaferro, che spiega: "l'incidenza è alta, 524 casi per 100mila abitanti, e la curva per la resilienza, cioè l'impatto sui servizi sanitari, sta crescendo. In alcune regioni si è superata la soglia critica per l'occupazione degli ospedali e c'è probabilità alta in tutta Italia di saturazione entro un mese per le terapie intensive". Oggi, chiarisce, "ci troviamo pertanto in una situazione di rischio alto con necessità di misure di mitigazione, cioè misure sociali per rallentare il virus, e fondamentali sono i comportamenti individuali". Il Paese è allo scenario 3, con un Rt a 1,7 che "ha mostrato un rallentamento nella sua crescita, ma per ridurre i casi dobbiamo portare l'Rt sotto 1 mentre tutte le regioni sono sopra 1, in alcuni casi a 2. Ecco perchè - avverte - non possiamo permetterci distrazioni.
La strada è giusta ma non è un 'liberi tutti'". Che l'indice Rt appaia stabile e che ci sia una decelerazione, "frutto delle misure poste in essere", lo conferma anche Locatelli che, pur invitando alla prudenza, rileva come ci si attenda "con il trascorrere dei giorni che i dati possano ulteriormente migliorare". Infatti, "la curva sta deflettendo perchè sta aumentando meno delle scorse settimane, ma ci vuole cautela - ha aggiunto il direttore del dipartimento Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza -. In due regioni le terapie intensive sono già sovraccariche e l''epidemia è generalizzata, quindi anche spostare i malati tra le regioni ora è più difficile".
Insomma, commenta all'ANSA Massimo Andreoni, professore di Malattie infettive all'Università di Roma Tor Vergata, "è vero che la curva accenna a deflettersi, ma è una frenata su una valanga. Le misure messe in atto si stanno cioè dimostrando efficaci nell'iniziare a frenare l'epidemia, ma la sensazione è che siano arrivate in ritardo, perchè non si dimostrano in grado di ridurre significativamente nè i nuovi malati nè i morti e questo è preoccupante, perchè gli ospedali non stanno reggendo a numeri così alti".
Inoltre, "resta alta la percentuale dei tamponi positivi sui test eseguiti, ad indicare che il virus continua a circolare in modo non controllato, ma i dati più preoccupanti in assoluto sono quelli del continuo aumento dei pazienti in terapia intensiva e, soprattutto, il numero elevatissimo di morti, che testimonia in modo inequivocabile che la malattia si sta presentando con la stessa gravità della prima ondata e che i pazienti che si ricoverano in ospedale sono nella stragrande maggioranza dei casi gravi e con patologia avanzata".