In giro per il mondo
Costarica, scenari da sogno e impronta ecologica alla prova delle tentazioni del dollaro
SAN JOSE', 13 AGOSTO 2013 La Costa Rica è considerata da tempo un’icona del turismo sostenibile. E’ un “titolo” conquistato sul campo soprattutto negli ultimi decenni. Le zone interne della piccola nazione Centro-americana, con i loro vulcani spettacolari, le foreste pluviali e le caratteristiche piantagioni di caffè, sono già uno spettacolo. Tuttavia, la costa pacifica offre gli scenari più accattivanti per il viaggiatore. Ci si può infatti godere tutto un susseguirsi di insenature e spiagge da incanto rimaste intatte nella loro bellezza nei secoli.
La Costa Rica è ben nota per la sua impronta ecologica e i costaricensi sono riusciti a preservare gran parte del loro territorio. Difficile percorrere più di una cinquantina di chilometri senza “imbattersi” in un parco naturale. E che parchi! Straricchi di flora e fauna come in pochi altri posti al mondo, con una biodiversità straordinaria, considerando che la Costa Rica ha un’estensione paragonabile a quella di una nostra regione. I costaricensi sembrano naturalmente portati per la salvaguardia spontanea di tutto ciò che è “natura, a prescindere dalle leggi di salvaguardia. E i risultati si vedono.
Dalla regione del Guanacaste - situata al nord - sino ai confini con Panama- nel versante meridionale-, surfisti, “vacanzieri” e stranieri “trapiantati” da tutto il mondo convivono in armonia con scimmie urlatrici, sonnacchiosi bradipi e alberi secolari di giungle e foreste. Costarica fa rima con sostenibilità ambientale, non c’è dubbio. Tuttavia, dollari ed euro possono talvolta far vacillare anche l'ambientalismo più convinto. Le onde dell'oceano hanno di recente portato lungo le rive investimenti statunitensi che appaiono in progressiva espansione, sia dal punto di vista finanziario che del territorio. Di solito si tratta di resort, alberghi e ville di lusso. Talvolta alcune località sono state trasformate in vere e proprie "enclavi" U.S.A. e si fa fatica a distinguere cittadine come Jaco o Tamarindo dalle località balneari della California. Anche qualche “palazzinaro” nostrano ha lasciato qualche traccia inconfondibile del suo passaggio da queste parti, con costruzioni meno pretenziose di quelle statunitensi ma non per questo di minore impatto ambientale.
Rispetto a qualche anno fa, più di un tetto inizia così a fare capolino del fitto della vegetazione tropicale. Oltre alle mille sonorità dei volatili tropicali, si comincia di tanto in tanto a sentire lo stridore di qualche martello pneumatico. Nel godersi gli scenari da sogno di questa nazione mite sia per il clima che per l’indole degli abitanti, sorge allora spontanea, insieme a qualche goccia di sudore “tropicale”, una domanda. L’ambientalismo così radicato nella natura dei costaricensi ce la farà a vincere la tentazione di vendersi l’anima ecologica per un pugno di dollari?[MORE]
RAFFAELE BASILE
foto di Raffaele Basile