Costa Concordia, in appello chiesti 27 anni e 3 mesi per Schettino
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FIRENZE, 28 APRILE 2016 – La Procura generale di Firenze ha chiesto 27 anni di reclusione e tre mesi di arresto per Francesco Schettino. Il pg Giancarlo Ferrucci ha ridefinito le pene per i reati imputati a Schettino: naufragio, omicidio colposo plurimo, lesioni plurime colpose, abbandono, false informazioni alla Capitaneria. [MORE]
Nello specifico il sostituto pg ha chiesto 9 anni di reclusione (8 anni di pena base più aggravante della colpa cosciente) per naufragio colposo; 15 anni per omicidio colposo plurimo e lesioni plurime colpose (32 morti e decine di feriti), compresa l'aggravante di colpa cosciente; 3 anni per abbandono di persone incapaci a bordo della nave. Il pg ha inoltre chiesto 3 mesi di arresto per le false informazioni alla capitaneria.
Schettino in primo grado era stato condannato a 16 anni per omicidi plurimi colposi, disastro colposo e abbandono di persone minori o incapaci.
Le richieste della difesa contenute nei motivi di appello, tra cui la riapertura del dibattimento per sentire il cartografo Simone Canessa e la plancia di comando - in particolare gli ufficiali Ciro Ambrosio e Silvia Coronica, più il timoniere Jacob Rusli Bin – non sono state accolte dal pg Ferrucci che ha inoltre respinto l'ipotesi di un confronto Ambrosio-Schettino
«La procura di Grosseto – ha detto Ferrucci - nel processo di primo grado ha scelto la colpa cosciente, scelta del tutto corretta che però non è stata condivisa dal tribunale, che dice che non vi è la piena prova che Schettino abbia previsto il rischio della morte di persone dopo l'urto. Il grado della colpa riguarda il singolo. Il ruolo dominante va adeguatamente sanzionato in termini di pena» per questo, ha proseguito, «chiedo 27 anni di reclusione e tre mesi di arresto».
Il pm di Grosseto, Alessandro Leopizzi, che affianca il sostituto della procura generale distrettuale, Giancarlo Ferrucci, intervenendo al processo di appello sul naufragio della Costa Concordia aperto a Firenze, ha detto: «La difesa di Francesco Schettino ha presentato una relazione coi motivi di appello che è frontale e distruttiva della sentenza di primo grado e mostra un limite generico in questo approcciarsi a un dibattimento che comunque è stato esaustivo e esplicito e basato su prove documentali e non», inoltre – ha aggiunto - «non si può dire che la colpa fu di altri, fu anche di altri. Ma ciò non cancella le colpe di Schettino»
La difesa, ha continuato Leopizzi, «chiede come motivo di assoluzione, non di far cadere la colpa cosciente, ma il fatto che Schettino non sapeva dove era la nave», «e anche il solo pensare questo fatto, è confessorio di per sé di una colpa di Schettino». Leopizzi ha infine evidenziato tra i profili di colpa «il non aver rispettato Ambrosio, che ha patteggiato anche per questo, tutto quello che postula un passaggio di consegne. Ma non doveva essere solo lui a tirare la giacca a Schettino per fare il passaggio di consegne, sarebbe stato compito anche del comandante».
[foto: rainews.it]
Antonella Sica