Cronaca
Cosa Nuova d'importazione. EmigranTriadi
ROMA, 6 MARZO 2012 – Seconda parte del nostro approfondimento sulla “Cosa Nuova d'importazione”, cioè su quali sono le organizzazioni criminali straniere che operano sul nostro territorio. Dopo aver descritto come sono strutturate le organizzazioni criminali cinesi, in questa seconda parte cercheremo di capire come queste si muovono nel nostro paese e quanto sono fondati gli allarmi che ormai da tempo istituzioni come la Direzione Investigativa Antimafia, o le associazioni operanti in questo campo, stanno lanciando.
EmigranTriadi. Nel nostro paese, le prime comunità cinesi arrivano già dopo la prima guerra mondiale, fino al blocco totale imposto durante l'epoca maoista. Sarà Deng Xiaoping – attraverso le zone economiche speciali della parte meridionale della Cina – a ridare slancio al fenomeno, con molti abitanti delle zone agricole, come quella dello Zhejiang, che prendono la via dell'Europa.
In Italia – come è possibile leggere sulla relazione del primo semestre 2011 della Direzione Investigativa Antimafia – la percentuale più ampia di “cittadini cinesi segnalati per reati associativi” è la Toscana (con il 28 per cento di cittadini segnalati), dove Prato contende a Milano la palma di “capitale” dell'immigrazione cinese. Proprio la Lombardia, con il 21,3 per cento è la seconda regione dove più alto è questo tasso (entrambe, come sappiamo, sono anche le regioni dove è più alto il numero di immigrati dalla Cina), seguite poi da Friuli Venezia Giulia (18,7 per cento), Marche (14,7 per cento) e Lazio (12 per cento)[MORE]
Eroina, come abbiamo visto, poi droghe sintetiche, migranti e denaro. Sono queste le principali voci di guadagno delle Triadi.
Dapprima il traffico di esseri umani, con un tragitto che arriva nelle grandi metropoli del vecchio continente passando per Mosca, Praga o il corridoio adriatico anche attraverso l'utilizzo dei visti turistici, con i quali, ad esempio, i migranti venivano fatti sbarcare direttamente a Fiumicino. Poi, dagli anni Ottanta, quando le Triadi si sono già ampiamente instaurate sul nostro territorio, attraverso quello che rimane uno dei loro “punti forti”: la falsificazione. Prima, nell'ambito del business degli esseri umani, passaporti e permessi di soggiorno, poi – quando viene saldato il sodalizio con la camorra - merci di qualunque tipo, come ha dimostrato l'operazione della Direzione Investigativa Antimafia denominata “Muraglia cinese”, che nel 2008 ha evidenziato l'alleanza tra i cinesi ed il clan di Forcella anche attraverso una società con sede nel quartiere romano dell'Esquilino.
Denaro che, quando si parla di comunità migranti, significa anche “money transfer”, su cui da tempo ormai l'antimafia sta lanciando allarmi. Nel giugno 2010, ad esempio, come riportava il quotidiano “La Nazione”, la Guardia di Finanza ha bloccato un giro di tre miliardi che, attraverso il frazionamento in rate da 1999,99 euro (cioè un centesimo meno del limite massimo previsto dalla legge) riciclavano il denaro sull'asse Prato-Roma-Cina. Quella relativa a questo nuovo business, è, peraltro, una delle tante piste battute dagli inquirenti nell'ambito dell'omicidio di Zhou Zheng e di sua figlia Joy.
Parte di quel denaro, con ogni probabilità, arrivava anche dai porti di Napoli e Gioia Tauro, dove nel 2009 i carabinieri di Reggio Calabria scoprono il sodalizio tra i cinesi e le 'ndrine dei Molé e dei Piromalli creatasi ancora una volta all'interno del mercato delle merci contraffatte, che arrivavano in Italia anche grazie ad una società di import-export amministrata da Cosimo Virgiglio, uomo di fiducia della 'ndrina dei Molé ed oggi collaboratore di giustizia, il cui operato era possibile attraverso la “distrazioni” di alcuni funzionari della dogana e la sottofatturazione che riduceva di molto l'importo da pagare alle voci imposta sul valore aggiunto e dazi. Una parte dei soldi ricavati da questi traffici – o dal mercato della prostituzione, dove i cinesi stanno notevolmente abbassando i costi per i clienti – torna in Cina. Quello che rimane viene invece utilizzata nel circuito dell'economia legale, in particolare nell'acquisto di immobili, soprattutto negozi, con i quali le comunità creano le loro piccole Chinatown (al di là del grado di infiltrazione criminale che queste possono avere).
In Italia, peraltro, le triadi si prodigano anche nei sequestri di persona che spesso – come avviene nelle zone dell'America Latina controllate dai cartelli della droga – hanno per obiettivo i bambini (Roma, zona Acilia, marzo 2003). Mentre in Cina, come denunciava il “China News Weekly Review”, uomini delle Triadi si infiltrano nelle istituzioni nazionali, riuscendo ad esempio a farsi eleggere come deputati dell'Assemblea Nazionale del Popolo (di fatto il Parlamento cinese) sia in quelle locali, in particolare quelle delle campagne, come capitato a Lin Guoqin, detto “Spicy Quin”, a processo – insieme a Xu “Hammerhead” Jianqiang – nel giugno 2009 dopo una carriera politica che negli anni Novanta lo ha visto al Comitato Nazionale della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese, il massimo organismo politico del paese o la presidenza della Federazione dell'Industria e del Commercio (dal 2000 al 2007) passando attraverso innumerevoli sponsorizzazioni eventi pubblici o donazioni verso i più bisognosi. Per entrambi il reato contestato è quello di aver tirato su i propri imperi attraverso l'uso di denaro non proprio pulito al cento per cento.
Negli anni molte sono state le operazioni delle nostre forze dell'ordine verso la variante organizzata della criminalità cinese, che – stimano gli investigatori – è presente in Italia con almeno duecentocinquanta boss di medio-alto lignaggio. Sempre più spesso, si pensi alle operazioni “China house” (maggio 2011) nell'ambito della prostituzione o l'operazione “Katanà” (giugno 2011) nell'ambito dell'importazione illegale di merce contraffatta, gli inquirenti si trovano a fare i conti con gruppi organizzati sino-italiani, a riprova di quanto ormai le organizzazioni criminali siano diventate dei fenomeni completamente globalizzati per le quali diventa sempre più difficile definirne i limiti.
Tra i tanti allarmi che l'antimafia sta lanciando, ce n'è però uno che sembra rappresentare un vero e proprio incubo: quello legato alle gang giovanili, ad una manovalanza che fa dell'estrema violenza una delle peculiarità più visibili. Tra queste, ben note agli inquirenti sono la “Yu Hu” - detta anche la “gang delle cinture rosse” per il simbolo che ne contraddistingue gli appartenenti – da anni in lotta con i “Daxue” per la spartizione di alcune piazze di spaccio del milanese, anche se l'operazione “China Blue” di quest'oggi sembra aver assestato un duro colpo a questa “faida”. Duro almeno finché queste o altre gang non torneranno ad incrociare le mannaie (una delle armi preferite dai criminali cinesi).
parte 1: Roma, finita la pax di "Cosa Nuova"? (4 febbraio)
parte 2: Roma, aperto il "laboratorio Cosa Nuova". Dagli anni Settanta (5 febbraio)
parte 3: Diplomazia criminale firmato Cosa Nuova(5 febbraio)
parte 4: Cosa Nuova. Canta Napoli e Roma risponde (col botto) (6 febbraio)
parte 5: Michele Senese, il "puparo" con l'accento napoletano (7 febbraio)
parte 6: Cosa Nuova. L'Aspromonte, l'ottavo colle di Roma (15 febbraio)
parte 7: Cosa Nuova. L'industria dei sequestri di persona (16 febbraio)
parte 8: Cosa Nuova. Il "nodo" Calò (26 febbraio)
parte 9: Cosa Nuova. Il patto dell'ortofrutta (27 febbraio)
parte 10: Cosa Nuova d'importazione. Viaggio al centro della Triade (5 marzo)
(foto: bulawayo24.com)
(11 - Continua)
Andrea Intonti