Cronaca
Cosa Nuova. Canta Napoli e Roma risponde (col botto)
ROMA, 6 FEBBRAIO 2012 – Quarto appuntamento con la storia della guerra di mafie che, da mesi, sta insanguinando le strade della capitale (qui trovate la prima, la seconda e la terza parte). Iniziamo oggi un viaggio nella cronologia di “Cosa Nuova”, cercando di capire attraverso nomi, fatti e circostanze, come è stato possibile creare quella che per importanza criminale è ormai assurta a quinta mafia. Questo nostro viaggio parte da chi, per questioni principalmente territoriali, a “Cosa Nuova” è vicino: la camorra.
Camorra alla sbarra. Di mala napoletana, nel Lazio, si inizia a parlare addirittura agli inizi del secolo scorso. Nel 1911, infatti, viene celebrato a Viterbo (per cercare di eliminare quanto più possibile eventuali “interessamenti” della criminalità verso la corte) il primo processo di camorra, che allora si chiamava “Bella società riformata”. Cinque anni prima, nel 1906, a Torre del Greco venne rinvenuto il corpo senza vita di Gennaro Cuocolo, la testa fracassata a suon di bastonate ed il corpo martoriato da quaranta colpi di coltello e stiletto. A poche ore da quel ritrovamento, anche il corpo della moglie, Maria Cutinelli, fu rinvenuto privo di vita a Napoli. Oltre ad essere noti per furti negli appartamenti, i due, erano anche basisti della camorra. Il processo – che all'epoca ebbe una vastissima enfasi mediatica e, si scoprirà in seguito, fu viziato da una quantità indefinibile di manipolazione delle prove – porterà l'anno successivo ad una condanna complessiva di 354 anni di reclusione. Ad Enrico Alfano e Giovanni Rapi – boss il primo, maestro elementare ed usuraio il secondo – che la sera prima dell'omicidio erano stati visti cenare proprio con Cuocolo, vengono comminati trent'anni di carcere, a Gennaro Abbatemaggio detto “'O Cucchierello”, confidente della polizia e “pentito” sulle cui dichiarazioni si basò tutto il processo, di anni ne dettero cinque.[MORE]
Il baule. Durante le perquisizioni domiciliari, comunque, i carabinieri trovarono del materiale decisamente interessante e che, dissero, se divulgato avrebbe fatto tremare i polsi a più di un notabile, a Napoli come a Roma, come le cambiali rilasciate a noti cravattari della camorra da funzionari e magistrati. Ci sarebbe anche un baule, sequestrato a Ciro Vittozzi, prete e boss a tempo perso (o viceversa) che conterrebbe le prove dei legami tra la criminalità e le istituzioni. Ma questo, guarda caso, sparisce. E nessuno lo trova più.
I primi sentori di camorra, nella capitale, erano comunque arrivati una decina di anni prima, nel 1901. A parlarne fu il settimanale napoletano “La Propaganda”: «A Napoli, attraverso la camorra, si vendono appalti, posti in municipio, licenze scolastiche, onorificenze, esenzioni dalle tasse, promozioni, esoneri dal servizio militare, indulgenze per pregiudicati, tutto. Chi ha bisogno d'un favore si rivolge al deputato e il deputato parte per Roma; ne deriva un'inestricabile ragnatela d'interessi tra elettori ed eletti, che rafforza il collegio», “voto di scambio” si chiama nel 2012.
Con il processo Cuocolo, comunque, la “Bella società riformata” subisce un duro colpo – tanto che, contestualizzandolo all'inizio del secolo scorso, in molti parlano di un vero e proprio “maxi-processo” - e, di fatto, svanisce.
Per una manciata di decenni la camorra torna a Napoli a leccarsi le ferite, in attesa di riprendersi le strade della capitale.
Prostituzione, furto, ricettazione, contrabbando di armi e sigarette, spaccio e traffico internazionale di droga, gioco d'azzardo, toto e lottonero, estorsioni, rapine, appalti pubblici, bagarinaggio, truffe sui fondi europei, usura. È per riciclare i proventi di queste operazioni che la camorra torna sotto il Colosseo. Gli anni sono i Settanta, ed a guidare la criminalità campana adesso c'è “'O Professore”, alias Raffaele Cutolo. La Nuova Camorra Organizzata, viene fondata ufficialmente il 24 ottobre 1970, giorno di San Raffaele prima che il Concilio Vaticano II anticipasse la festività al 29 settembre.
Il patto del cavallo. A Roma, il gruppo dei cutoliani vede uno dei referenti privilegiati in Nicolino Selis, sardo – di Nuoro – ma cresciuto ad Ostia, che conosce Cutolo ai tempi del loro soggiorno all'ospedale psichiatrico di Aversa. È qui, di fatto, che Cutolo mette nelle mani del “sardo” (soprannome di non difficile spiegazione di Selis) le chiavi del traffico di droga e di quello delle armi. Selis non è solo un cutoliano. È anche – e soprattutto – uno dei dirigenti della Banda della Magliana, il gruppo criminale che spadroneggia all'epoca nella capitale e che, come raccontano storia, cronaca e filmografia sul tema, poté contare sull'appoggio di molti esponenti di spicco della criminalità organizzata dell'epoca. Forse anche troppi. Nella Banda, infatti, c'è anche Claudio Sicilia detto “Er Vesuviano”, nipote del boss Alfredo Maisto (a cui Raffaele Cutolo è molto legato, in quanto questi aveva aiutato il padre ed era stato il “maestro criminale” del “Professore”) che però è alleato con “quegli altri”, quelli della Nuova Famiglia dei Nuvoletta-Gionta-Bardellino – vicini ai corleonesi siciliani – o di Michele Zaza, per tutti “'O Pazzo”, che proprio nella capitale morirà – d'infarto, nel 1994 - considerato uno dei “signori del narcotraffico” anche per i suoi rapporti con Giuseppe “Pippo” Calò, noto anche come “la Salamandra”, considerato cassiere di Cosa Nostra e suo ambasciatore a Roma.
La guerra scatenata tra i cutoliani e la Nuova Famiglia, considerata la prima guerra di camorra, non può non avere riflessi anche nella capitale.
Il 29 gennaio del 1983, in via Gregorio VII, salta per aria Vincenzo Casillo, detto “'O Nirone” per via della capigliatura corvina, di fatto il reggente ad-interim della Nuova Camorra Organizzata quando Cutolo è dietro le sbarre (e Cutolo, in carcere, ci passa gran parte della vita). Invischiato, secondo alcune fonti, nell'omicidio Calvi, viene ucciso da Pasquale Galasso (il cui fratello, Nino, era stato ucciso anni prima proprio da Casillo) affiliato al clan capeggiato da Carmine Alfieri (tra i clan più importanti della Nuova Famiglia). Il tritolo per l'operazione viene fornito direttamente da Cosa Nostra, che in quegli stessi anni sta insanguinando le strade siciliane per l'ascesa dei corleonesi e che utilizza la capitale per lavare il denaro proveniente dal traffico di droga – un mercato che già all'epoca fruttava qualcosa come novemila miliardi l'anno, con quartieri della capitale in cui un giovane su cinque è tossicodipendente - che permette di comprare immobili, i primi centri commerciali, aree edificabili e, naturalmente, voti e personalità politiche. L'allarme sulla “mafia imprenditrice” viene lanciato proprio in quegli anni.
Dopo la guerra degli anni Ottanta, così come successo con la “Bella società organizzata”, il potere dei clan campani nella capitale sembra scemare. Mentre cutoliani e appartenenti alla Nuova Famiglia si sparano per le strade di Napoli e provincia, nella Città Eterna, da Afragola, sbarcano i Senese.
(foto:mediterranews.org)
(4 - Continua)
Andrea Intonti