Patto con l'Islam: Minniti al convegno "Musulmani italiani insieme per una società coesa"
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ROMA, 17 FEBBRAIO - Il ministro dell'Interno Marco Minniti si è detto emozionato durante la sua prima visita alla Grande Moschea di Roma.[MORE]
"Quando si arriva in un luogo votato al culto religioso, ci si sente sempre messi alla prova, è giusto che sia così", ha confessato aprendo i lavori del convegno "Musulmani italiani insieme per una società coesa". Il convegno, organizzato dalla rivista 'Limes', è stato promosso dal Centro islamico culturale d'Italia, che con la Moschea si identifica.
"Nel rapporto tra musulmani ed Europa - ha premesso - l'Italia può svolgere un ruolo molto importante. Il nostro è un Paese che storicamente ha avuto un approccio culturale e dei valori aperti al confronto, improntato alla tolleranza. Non tutto può essere fatto da soli ma possiamo dire qualcosa in più in termini di dialogo interreligioso".
Il ministro ha poi rivendicato con orgoglio il Patto siglato tra il Viminale e le principali comunità islamiche: "Se si rafforzerà con la crescita dell'identità di un Islam italiano, e se questo diventerà il nostro unico interlocutore - ha sottolineato - il Patto può essere veicolo per una intesa di carattere istituzionale. Sarebbe un punto di approdo importantissimo".
Il Patto con l'Islam è rivolto anche ad altri Paesi, quindi considerato con crescente attenzione anche fuori dai nostri confini. “Non è una legge" ma "presuppone un reciproco riconoscimento delle parti: la sua stessa realizzazione deriva da un incontro di libere volontà. Chi lo ha firmato, si è dichiarato contemporaneamente musulmano e italiano, dimostrando che è possibile un percorso di libera e convinta adesione ai valori della Costituzione in un incontro tra culture, abitudini, comportamenti e modelli di vita".
Dal Patto nasce il riconoscimento delle moschee come luoghi di culto pubblici e aperti, il no agli imam fai-da-te nonché la trasparenza dei fondi per la costruzione di nuove moschee. "Siamo davanti ad una grande sfida culturale - ha concluso il ministro - la conoscenza è l'unico modo per superare la diffidenza. Compito delle istituzioni democratiche è stare vicino a chi nutre diffidenze e paure e aiutarlo a liberarsene: dobbiamo costruire una santa alleanza per liberare il mondo dalle proprie ossessioni".
"Siamo orgogliosi del patrimonio importante di dialogo e di integrazione raggiunti, ma non basta - ha ricordato Khalid Chaouki, presidente del Centro islamico culturale italiano - vogliamo interloquire e collaborare sempre di più con il governo e la società, perché i valori fondanti della Repubblica sono del tutto conciliabili con la nostra cultura. Il mio appello a tutto l'Islam italiano - ha aggiunto - è a fare un passo indietro e a ripartire da qui, da un luogo che non è dei soli musulmani ma appartiene alla storia e alla cultura di questo Paese".
Foad Aodi, fondatore delle Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai) e della Confederazione internazionale laica interreligiosa (Cili-Italia), ha chiesto "più rispetto per tutte le culture, le civiltà e le religioni senza distinzioni".
Luna Isabella
(foto da contropiano.org)