Politica
Cortocircuito Torrisi: cosa è successo alla commissione affari costituzionali
Roma, 7 aprile - A due giorni dall'elezione del senatore Torrisi come capogruppo alla commissione affari costituzionali, i dubbi su chi siano stati i franchi tiratori non si sono ancora sciolti. Una certezza però c'è ed è così solida ed evidente che da sola può mettere a repentaglio la stabilità del governo. [MORE]
Con la nomina del sentore di Alternativa Popolare come capogruppo, l'iter della proposta della maggioranza sulla nuova legge elettorale verrà rallentanto, per non dire congelato, fino alle prossime elezioni. Il risultato: con molta probabilità si andrà a votare con una legge proporzionale, con buona pace del PD e di tutti quegli italiani che dopo anni di larghe intese e coalizioni più o meno probabili, speravano di poter finalmente avere al governo un partito in grado di prendere le proprie decisioni autonomamente.
Alfano ha da subito chiesto le dimissioni di Torrisi, minacciando anche di espellerlo dal partito e Il senatore dal canto suo ha già dichiarato che si dimetterà solo se si riuscirà a trovare un'alternativa condivisa. Renzi non può che gridare allo scandalo e cercare di ottenere il massimo per il partito: se da una parte minacciare la crisi di governo può far accellerare i negoziati per trovare un nuovo capogruppo o per modificare il programma di Torrisi, dall'altra gridare al tradimento può essere utile a far instaurare nei suoi elettori il dubbio che con i tanti attori in campo che il proporzionale porterebbe, un caso come quello Torrisi sarebbe all'ordine del giorno.
Quel che è certo è però che la coalizione interna alla maggioranza è sempre meno coesa, resta al solo Gentiloni il compito di gestire una situazione che da ogni aspetto la si guardi sembra riportarci alla Prima Repubblica.
Giulio Massa
fonte foto: senato.it