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Coronavirus: sport in quarantena, serie A. Emergenza epidemia: saltano 4 gare
MILANO, 23 FEB - Una domenica dall'atmosfera quasi surreale. Lo sport, calcio in primis, va in quarantena per l'emergenza Coronavirus. Dopo le decisioni di ieri sera del Consiglio dei ministri, Lombardia e Veneto e poi Piemonte ed Emilia Romagna hanno sospeso tutte le manifestazioni sportive: e si è fermata anche la serie A.
Rinviate a data da destinarsi quattro partite - Atalanta-Sassuolo, Inter-Sampdoria, Verona-Cagliari e anche Torino-Parma più altre partite in serie C, dei campionati minori, di quelli giovanili, del basket, della pallavolo. Uno stop doveroso e necessario, in linea con le disposizioni del Governo, anche se ora, soprattutto per la serie A apre interrogativi non di poco conto su come regolarsi nel futuro immediato, se optare per la disputa delle gare a 'porte chiuse' o in 'campo neutro'.
Un problema non di poco conto visto il calendario senza margini di intervento con campionato, coppa nazionale e competizioni europee a non lasciare di fatto spazio a nuove date. I rinvii dei match di serie A pongono adesso un problema anche sulla regolarità del campionato e trovare date utili per il recupero potrebbe cominciare a diventare complicato, considerando che questo è l'anno dell'Europeo e che quindi non si può travalicare il paletto temporale del 24 maggio, data dell'ultima giornata di Serie A.
Il ministro dello sport Vincenzo Spadafora è in continuo contatto con il numero uno del Coni, Giovanni Malagò ed il presidente della Figc, Gabriele Gravina. Il presidente della Federcalcio ha convocato per domani mattina in via Allegri una task force dei medici della federazione per analizzare la situazione dell'emergenza Coronavirus e dare indicazioni precise sull'attività delle squadre nazionali (al momento sono stati rinviati gli stage delle nazionali Under 19 maschile e femminile), poi ci sarà l'attesa riunione del Consiglio federale (al quale è prevista la presenza di un rappresentante del ministero dello sport) che dovrà prendere in considerazione tutte le possibili soluzioni ed adottare provvedimenti. Martedì, sono in programma il consiglio nazionale e la giunta del Coni dove è prevista la presenza proprio di Spadafora. "Credo che in questo momento il mondo dello sport non debba andare per conto proprio.
Deve essere allineato con le disposizioni delle autorità preposte, in primis il Governo", ha commentato il presidente del Coni, Giovanni Malagò sottolineando comunque che l'interesse primario "è la salute". "Ci siamo adeguati al decreto del Consiglio dei Ministri - dice a margine di Roma-Lecce - Qualcuno può condividerlo, o no. Sarebbe stato profondamente sbagliato e inelegante se si fossero anticipate le mosse del Governo.
Qui parliamo di tante manifestazioni sportive, non solo di calcio. Il dialogo è aperto con tutte le società coinvolte". Quanto all'ipotesi di giocare le partite a porte chiuse Malagò spiega che "è stata preso in considerazione dal Governo. Però ci sono due problemi: da un lato i biglietti già venduti con società che si dovrebbero far carico dell'aspetto economico, dall'altro se si decide nel giro di poche ore di giocare a porte chiuse potrebbe esserci un problema di ordine pubblico. Si naviga a vista. L'obiettivo naturalmente è di ripartire al più presto". Il ministro dello Sport Spadafora, che ieri sera ha disposto la sospensione delle manifestazione sportive, ha ribadito che "ora più che mai abbiamo il dovere di essere prudenti e responsabili.
È necessario agire in maniera seria e determinata senza alcun allarmismo ma evitando ogni situazione di rischio". E intanto, giovedì a San Siro è in calendario il match di Europa League Inter-Ludogorets: i bulgari hanno chiesto lumi all'Uefa e secondo quanto apprende l'ANSA, comunque evolva la situazione dell'emergenza coronavirus, la partita si giocherà. Se i provvedimenti restrittivi presi dal governo per le gare a Milano dovessero persistere (e non venisse adottata la formula delle porte chiuse) l'evento verrebbe spostato in campo neutro.
Quanto alle gare a porte chiuse, l'ipotesi non raccoglie troppo consenso dai campi: si allo stop delle partite no all'assenza dei tifosi per l'allenatore della Lazio, Simone Inzaghi. "Quello che sta accadendo in Italia è un problema serio e importante, sono d'accordo se si dovranno fermare le partite di campionato", mentre si dice contrario all'ipotesi di giocare a "porte chiuse": "Assolutamente no. Il succo del calcio sono i tifosi. Non bisogna sottovalutare quello che sta capitando. Ci stiamo muovendo nella direzione giusta - sottolinea -. Il calcio resta dei tifosi, per questo bisognerà cercare di porre rimedio a questa grandissima problematica". (Ansa).