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ROMA, 25 APR - Questa testata ha raccontato per prima che gli sviluppatori dell’app Immuni, Bending Spoon, avevano deciso di passare a un modello decentralizzato (DP-3T, sostenuto anche da Apple e Google) perché ad oggi quello che riesce a far funzionare il sistema minimizzando il trattamento del dato (ergo l’impatto privacy).
La notizia è stata confermata alla redazione dopo quest’articolo (a firma mia e di Stefano Zanero) che promuoveva quel modello (posto che, come emerso in articoli precedenti, si stava già decidendo di andare in questa direzione). Abbiamo subito editato l’articolo per tenerne conto.
Indice degli argomenti
I punti da chiarire sull’evoluzione di Bending Spoon
Com’è avvenuta l’evoluzione del modello?
Si poteva scegliere meglio?
I punti che il Governo deve chiarire
I punti da chiarire sull’evoluzione di Bending Spoon
Intorno a questo (buon) progresso si è sollevato il solito coro all’italiana di critiche al governo, agli sviluppatori. Alcuni punti sono centrati (approfondiamo sotto quali). Altri non tanto.
Proviamo a fare alcuni chiarimenti.
Com’è avvenuta l’evoluzione del modello?
Alcuni dicono: Bending Spoon ha sbagliato modello – dato che ora lo cambia; ha sbagliato la task force, il ministero a sceglierla.
Ma le date dicono che il modello decentralizzato si è palesato solo a inizi aprile; l’endorsement di Apple-Google, con l’apertura delle API, una settimana dopo. All’epoca della selezione era innovativo già solo parlare di tracciamento via bluetooth; molte soluzioni ricorrevano al gps da solo o in supporto al bluetooth.
Pepp-PT, modello in evoluzione verso la centralizzazione dei dati, sembrava lo stato dell’arte.
L’approccio di Immuni comunque già dall’inizio era parzialmente decentralizzato, mettendo in locale di dati dei contatti avvenuti. Invece che su server, come vuole Pepp-PT e come fa la seconda app classificata (Coronavirus outbreak control).
Al momento era stato dell’arte in fatto di decentralizzazione/minimizzazione dei dati. E alle spalle ha una società strutturata di sviluppo, per altro italiana.
Si poteva scegliere meglio?
Era insomma per il ministero la scelta più probabile e quella che si è rivelata più lungimirante. Bending Spoon, anche grazie all’approccio scelto (ibrido), ora può fare il passo successivo verso il modello (più) decentralizzato (c’è sempre un server, ma è stupido: si limita a comunicare dati anonimi di cui non sa e non può sapere nulla).
Positiva anche la scelta di avere un codice open source.
Di vero c’è che se il ministero avesse scelto la via della maggiore trasparenza (invece di far firmare NDA alla task) forse ci saremmo risparmiati alcune polemiche inutili.
Anche considerato lo stato di avanzamento delle app in Europa e Stati Uniti, credo che lo stato tecnico della nostra sia positivo.
I problemi – come già detto da molti e anche in questa sede con chiarezza da Fulvio Sarzana prima di tutti– sono altri.
I punti che il Governo deve chiarire
Abbiamo mandato il 20 aprile alla presidenza del consiglio e a ministero una lista di domande sulla scorta di quanto emerso. Le risposte, ci dicono, sono in lavorazione. Ovviamente le pubblicheremo appena arriveranno.
Ma anticipiamo che le domande più importanti sono due, a mio avviso:
Secondo i dati a disposizione sull’utilizzo delle app di tracciamento, solo l’’8% della popolazione (la App di tracciamento della regione Lombardia è stata scaricata da 800 mila persone su una popolazione di 10 milioni di abitanti) o al massimo il 18 % circa di Singapore. In che modo pensa il Governo di giungere ad una diffusione del 60 per cento dell’app, limite dichiarato da parte degli esponenti istituzionali, per considerare efficace lo strumento di tracciamento?
Conseguenze del trattamento: non è chiaro che cosa accadrà a chi riceverà un alert per essere stato in contatto con soggetti poi risultati positivi. Il punto è fondamentale e da esso dipende il senso stesso dell’applicazione. Il Governo prevede di sottoporre i potenziali positivi che ricevono l’alert a un tampone immediato?
L’auspicio è soprattutto che il Governo abbia chiaro cosa intenda fare, lo decida e di conseguenza lo comunichi al più presto. I cittadini hanno bisogno di preparazione, anche psicologica, alla fase 2 e a tutto ciò che questo comporta. Contact tracing incluso.
Tutto ciò nell’idea, appoggiata dall’Oms, che si vincerà nella fase 2 grazie alla formula di tracking-testing-treatment. Tre pilastri che vanno assieme, per tenere in piedi il palazzo che dovremo abitare nei prossimi mesi. (Agenda digitale)