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Convegno nazionale per i 110 anni dell'Unitalsi
Nell’anno della fede
ROMA, 10 NOVEMBRE 2013 – Città del Vaticano. Seimila spettatori presenti nell’aula Paolo VI, duemila volontari per assistere millecinquecento malati dei quali cinquecento in carrozzina a rotelle: sono queste le cifre che caratterizzano l’incontro di Sua Santità Francesco con i malati nell’ambito del Convegno Nazionale dell’Anno della Fede che, quest’anno, coincide con il centodecimo anno della storia dell’Unitalsi.
La realtà della sofferenza che accompagna la missione dell’Unitalsi a favore di quanti vivono il disagio fisico e dell’anima rappresenta lo specchio del limite con il quale occorre fare i conti e con il quale misurare le difficoltà nell’elaborare una risposta di senso sufficiente per capire il “ perché “ della sofferenza, del senso del dolore che deriva dalle tante malattie che affliggono l’essere umano.
Questo il messaggio che gli astanti hanno lanciato, per bocca di Salvatore Pagliuca, Presidente Nazionale Unitalsi, questa mattina nell’Aula Paolo VI, all’apertura dei lavori, a Papa Francesco e che Sua Santità ha immediatamente raccolto e sviluppato nel corso di una udienza carica di amore, di testimonianze, di affettuosi atteggiamenti reciproci tra Bergoglio ed i malati che, tutti, sono stati da lui abbracciati, baciati, benedetti con una affettuosa carezza sul capo di ognuno in un instancabile percorso di bontà e di calorosa compartecipazione.
“ Cari fratelli e sorelle ammalati, non consideratevi solo oggetto di solidarietà e di carità, ma sentitevi inseriti a pieno titolo nella vita e nella missione della Chiesa perché voi avete un ruolo specifico in ogni ambito ecclesiale; la vostra presenza, silenziosa ma più eloquente di tante parole, la vostra preghiera, l’offerta quotidiana delle vostre sofferenze in unione a quelle di Gesù crocifisso, l’accettazione paziente ed a volte gioiosa della vostra condizione sono una risorsa spirituale, un patrimonio per ogni comunità cristiana. Non vergognatevi di essere un tesoro prezioso della Chiesa “.
Il Papa ha poi così proseguito: “ I poveri, anche i poveri di salute, sono una ricchezza per la Chiesa “; e poi, rivolto ai volontari Unitalsi, ha proseguito. “ Voi, insieme a tante altre realtà ecclesiali, avete ricevuto il dono e l’impegno di raccogliere questa ricchezza per aiutare a valorizzarla, non solo per la Chiesa stessa, ma per l’intera società “.
Le parole di Francesco, le sue carezze, il suo modo di ricevere i doni che tanti bambini ed ammalati hanno voluto offrirgli, hanno centrato il cuore e l’anima dei presenti i quali hanno saputo evidenziare, anche nel corso della tavola rotonda che si è tenuta sul tema “ La mia esperienza di fede “ che ha preceduto l’ingresso nella sala Paolo VI di Papa Francesco, come prendere per mano chi ne ha bisogno rappresenti un vero e proprio inno alla vita, che conserva il suo fascino anche quando la melodia della razionalità lascia emergere i suoni cupi del male, a volte di un male senza “ perché “, senza risposta.
Prima di dare corso a quello che si è rivelato un vero e proprio percorso di solidarietà con gli ammalati e con i volontari dell’Unitalsi, Bergoglio ha sottolineato come la Chiesa si adoperi oggi, in un contesto socio culturale che non vuole egoisticamente evidenziare la sofferenza, per favorire il reale inserimento dei malati nella comunità cristiana attraverso la reale valorizzazione della presenza di persone fragili e sofferenti quali destinatari di una instancabile opera di evangelizazione e catalogazione dei malati come soggetti attivi dell’azione apostolica.[MORE]
(notizia segnalata da andrea gentili)