Estero
"Contro Ankara non solo sanzioni commerciali". Linea dura di Putin sul jet abbattuto dalla Turchia
MOSCA, 3 DICEMBRE 2015 - Escalation di accuse e minacce tra la Russia e la Turchia. Mentre Vladimir Putin avverte Ankara: "si pentirà di quello che ha fatto" con l'abbattimento del caccia russo nei cieli il 23 novembre sopra il confine turco-siriano. Erdogan ribalta l'accusa arrivata ieri dal Cremilino nei suoi confronti: è la Russia che commercia petrolio con l'Isis. [MORE]
Dopo il pesante attacco di ieri del vice ministro della Difesa russo, Anatoli Antono che ha accusato Erdogan e la sua famiglia, nonché le più alte autorità politiche della Turchia, di essere coinvolti nel "business criminale del traffico illecito di petrolio proveniente dai territori occupati dall'Isis in Siria e in Iraq, oggi Putin ha rilanciato le sue accuse alla Turchia di complicità con l’Isis, sostenendo che non si può ignorare l’aiuto di Erdogan ai "terroristi" dell'Isis che gli permette di "riempirsi il portafoglio con petrolio rubato".
Per questo "Se qualcuno pensa che la reazioni della Russia saranno limitate alle sanzioni commerciali, si sbaglia di grosso. Non dimenticheremo l'abbattimento del jet russo", ha minacciato Putin, anche se dopo ha voluto tranquillizzare fugando dubbi su una possibile escalation del conflitto: "Non c'è da attendersi da parte nostra una reazione nervosa, isterica, pericolosa per noi e per il mondo intero", ha assicurato il capo del Cremlino: "non impugneremo le armi".
Putin ha però voluto fare una distinzione tra il governo di Ankara e il "gentile, laborioso e talentuoso popolo turco", tra cui la Russia ha "molti amici fidati e di vecchia data". "Noi non li equipariamo a quella parte di leadership che è direttamente responsabile per la morte" dei piloti russi. E ancora: "Non capisco perché lo hanno fatto, solo Allah lo sa", ha concluso tra gli applausi dei senatori del Consiglio della federazione, la Camera alta russa, "sembra che Allah abbia voluto punire la cricca al potere in Turchia privandola della ragione e del buon senso".
La replica di Recep Tayyip Erdogan non si è fatta attendere. Il presidente turco ha affermato di avere "prove" del coinvolgimento della Russia contrabbando di petrolio dell'Isis in Siria. Il presidente ha citato un nome già circolato nei giorni scorsi, un uomo d'affari siriano, George Haswani, "titolare di un passaporto russo".