Cultura e Spettacolo
Contrasto alla violenza di genere, gli studenti del comprensivo “S. Quasimodo” e del liceo “Leonardo Da Vinci” di Floridia incontrano Rita Abela e Manuela Ventura
Il contrasto alla violenza sulle donne. È stato uno dei temi al centro dell’incontro che gli studenti del IV istituto comprensivo “Salvatore Quasimodo” e del liceo “Leonardo Da Vinci” di Floridia hanno avuto con le attrici Rita Abela e Manuela Ventura. L’iniziativa, che si è tenuta nella sala Iris, è stata inserita nell’ambito del progetto “CinemaLab al Quasimodo, il linguaggio cinematografico e audiovisivo come oggetto e strumento di educazione e formazione”, promosso dal ministero della Cultura e dal ministero dell’Istruzione e del Merito.
E così, dopo i saluti di Serena Spada, assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Floridia, il progetto in rete, di cui l’istituto “Quasimodo” è capofila e che coinvolge anche il liceo “Leonardo Da Vinci”, ha visto “salire in cattedra” due docenti d’eccezione. Due attrici straordinarie che, con la profondità delle loro interpretazioni, hanno regalato al pubblico del teatro e agli spettatori del piccolo e del grande schermo, l’intensità di storie al femminile di ieri e di oggi.
Solo per fare due esempi, Rita Abela è la protagonista del cortometraggio “Big”, dove interpreta una donna vessata, maltrattata e abusata. Mentre Manuela Ventura, nel film “Primadonna”, è la madre di una donna forte e tenace che, nella Sicilia degli anni Sessanta, ha il coraggio di opporsi al matrimonio riparatore. Una straordinaria opportunità, dal forte impatto emotivo per i ragazzi che, da Rita Abela e Manuela Ventura, hanno potuto apprendere i segreti per dare corpo e voce ai propri personaggi. Ma con loro hanno anche parlato di autodeterminazione. Di unicità. Di forza delle donne. Di amore per le persone e per il proprio lavoro.
«Sapere che i ragazzi, nel corso di questo progetto – ha detto Rita Abela - si sono cimentati con la realizzazione di cortometraggi su tematiche attuali, come la violenza di genere o il bullismo, rende il nostro lavoro ancora più importante. Perché il linguaggio cinematografico diventa una voce che può accomunare tutte e tutti. E poi farsi altro da sé, mettersi nei panni degli altri, di un personaggio, è sempre un bell’esercizio di empatia, quanto mai necessaria».
Le ha fatto eco Manuela Ventura: «L’arte, attraverso il linguaggio cinematografico, può comunicare alla società civile tematiche che riguardano tutti noi in una chiave poetica, di riflessione. Perché a volte la realtà è troppo cruda e magari vedersi rispecchiati in un film o in uno spettacolo teatrale può dare quasi una sorta di sollievo, l’idea di essere una comunità che condivide pensieri ed emozioni. Per me incontri simili – ha concluso – sono motivo di gioia, perché ogni volta che qualcuno guarda un film o dà a un attore la possibilità di parlare, dona una luce al nostro lavoro».
Entusiasta Salvatore Cantone, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo “Quasimodo”: «Incontrare le protagoniste di storie poco prima conosciute sullo schermo è stata una grande opportunità per i nostri studenti. Il progetto “CinemaLab al Quasimodo” sta consentendo a tanti ragazzi di accrescere il proprio bagaglio di saperi e competenze, attraverso esperienze concrete e non solo sui libri. Su linguaggi per loro inediti, come quello cinematografico, e non solo sulle consuete discipline scolastiche. È ciò che intendiamo fare, formare ragazzi preparati e consapevoli delle proprie capacità per essere pronti alle sfide del futuro».