Editoriale

Consumare meno, consumare meglio. Una via d'uscita dalla crisi attraverso il ben-essere

PISA, 26 DICEMBRE 2012 - Le festività di fine anno che stiamo tracorrendo, sono considerate da più parti tra le più “austere” sotto l’aspetto dei consumi. Pare proprio che gli italiani si stiano progressivamente allontanando dagli "sprechi" degli anni passati. In realtà, a prima vista, non è che in giro si noti tutta questa sobrietà dei consumi, almeno giudicare dallo scintillio delle vetrine, dall’affollamento delle vie dello shopping e dalla mole di rifiuti che iniziano a intravedersi nei cassonetti. Un po’ di “sano consumo” viene comunque visto di buon occhio - a livello "planetario"- da esperti di finanza, economisti e statisti.

Il superamento della crisi finanziaria sembrerebbe infatti passare attraverso l’abbinamento di un sostantivo, "crescita" e un aggettivo, "economica". Tale abbinammento è ormai divenuto una sorta di mantra mediatico. La “crescita economica” è però misurata prendendo come riferimento unicamente indicatori economici. Quello più utilizzato è il Prodotto interno lordo (P.I.L.), il valore totale di beni e servizi di un Paese. Una sorta di deformazione professionale sembra tuttavia condurre studiosi e statisti a identificare il benessere dei cittadini unicamente con la soddisfazione di tipo economico. Ma è proprio così? Non sarebbe preferibile affiancare al concetto di P.I.L. altri metodi di misurazione della soddisfazione collettiva? [MORE]

In effetti - inmaniera più o meno latente - da qualche tempo circola negli ambienti economici più "illuminati" la teorizzazione di politiche maggiormente elastiche, che tengano conto di altri fattori più imponderabili. Si inizia ad esempio a parlare - sottovoce magari, ma lo si inizia a fare - di Benessere Interno Lordo (B.I.L.). Persino enti istituzionali, come l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (O.C.S.E.) hanno cominciato a considerare concetti riconducibili al Benessere Interno Lordo come possibili correttivi del P.I.L.. Si tratta di utilizzare indicatori di qualità e non solo di quantità. Ad esempio, per misurare il benessere nazionale, si considerano anche l’istruzione, la sanità, la tutela ambientale, la partecipazione alla vita politica, i rapporti sociali, la qualità e quantità delle attività personali.

Anche in anni ben distanti dai giorni nostri, Oltreoceano, qualcuno aveva d’altro canto avanzato dubbi sul dogma del Prodotto interno lordo. «Il P.I.L. misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Il P.I.L. comprende anche l’inquinamento dell’aria e cresce con la produzione di missili e di testate nucleari. Non tiene conto della gioia e dei momenti di svago». Filosofeggiare di uno scrittore alternativo? Teorizzazioni di un epigono delle correnti hippy? Non proprio. Si tratta, infatti, di concetti espressi dal senatore Robert Kennedy pochi mesi prima del suo tragico assassinio. Parole “rivoluzionarie”, se si pensa che a pronunciarle sia stato un candidato alla presidenza della nazione che ha fatto della crescita economica il suo “credo”. Oggi, la sensibilità ambientalista è aumentata esponenzialmente. Inoltre, milioni di persone a tutte le latitudini sono sensibili anche ad altri aspetti della propria vita che non sia quello meramente finanziario. 

Ecco allora farsi strada il concetto di B.I.L., a integrazione di quello di P.I.L. Muoversi verso una cultura del Benessere Interno Lordo potrebbe significare molte cose positive. Ad esempio, passare dalla carenza alla più ampia disponibilità del tempo, dalle merci ai beni, dallo spreco alla conservazione delle risorse, dall’antagonismo alla condivisione.  L’attuale crisi economica potrebbe costituire un’opportunità per la transizione verso una cultura del B.I.L. Negli stessi anni in cui Kennedy avanzava dubbi sulla crescita del P.I.L. come valore assoluto, un altro grande personaggio − Albert Einstein − così si esprimeva riguardo ai periodi di crisi: «sono la migliore benedizione che possa arrivare a persone e Paesi, perché la crisi porta progresso. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato, poiché senza crisi ogni vento è una carezza. L’unica crisi che ci minaccia è la tragedia di non voler lottare per superarla».

Probabilmente, il disagio globale che si percepisce da tempo più che nella crisi economica in se stessa potrebbe risiedere nel come essa viene interiorizzata dai singoli. Sarebbe allora opportuno scommettere su di una cultura del Ben-essere quale essere nel bene e non solo nei beni. Consumare meno, certo, ma soprattutto consumare meglio. Una “decrescita felice” - come viene definita dall’economista francese Latouche - potrebbe essere la naturale nuova strada verso maggiori livelli di serenità collettiva.

Raffaele Basile

foto tratta da online media relations

video tratto da youtube ( realizzato da Raitre)