Cronaca
Consulta: "Via libera al cognome della madre per i figli"
ROMA, 08 NOVEMBRE - La Consulta ha dichiarato incostituzionale l'automatica attribuzione del cognome paterno prevista dall'attuale sistema normativo, quando i genitori intendono fare una scelta diversa, come quella di attribuire il cognome della madre ai figli nati nell'ambito del matrimonio.[MORE]
"La Corte costituzionale – si legge in una nota della Consulta - ha accolto oggi la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di appello di Genova sul cognome del figlio. La Corte ha dichiarato l'illegittimità della norma che prevede l'automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, in presenza di una diversa volontà dei genitori".
Risale a circa quarant’anni fa la prima proposta in Parlamento per poter dare ai figli il cognome della mamma. E non è la prima volta che la Corte costituzionale si occupa della questione: lo aveva già fatto nel 2006, con una sentenza "molto severa" sull'attribuzione automatica del cognome paterno, come ha ricordato in udienza il giudice costituzionale relatore Giuliano Amato.
Allora la Corte affermò che si trattava del "retaggio di una concezione patriarcale della famiglia, non più coerente con i principi dell'ordinamento e con il valore costituzionale dell'uguaglianza tra uomo e donna". Ma reputò la questione al di fuori delle proprie prerogative, in quanto seppure si fosse limitata ad accogliere la richiesta di escludere l'automatismo nei soli casi in cui i genitori manifestano una concorde diversa volontà, la stessa questione avrebbe comportato l'intervento del legislatore per tutta una serie di eventuali motivi, che Amato esemplifica così: "Che succede se i genitori non sono d'accordo? L'accordo ci deve essere su tutti i figli o si esprime di volta in volta?".
Da quella sentenza del 2006 il quadro è cambiato: c'è stata un'ordinanza della Cassazione nel 2008, è entrato in vigore il Trattato di Lisbona che vieta qualsiasi tipo di discriminazione basata sul sesso, e la Corte di Strasburgo ha condannato l'Italia, giudicando l'assenza di una deroga all'automatica attribuzione del cognome paterno "discriminatoria verso le donne" e una violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Pertanto, l'automatismo va cancellato poiché in contrasto con una serie di precetti costituzionali - diritto all'identità personale, principio di uguaglianza e di pari dignità dei genitori -, oltre che con l'articolo 117 della Costituzione, che impone allo Stato di rispettare gli obblighi internazionali: la Convenzione di New York, ratificata nel 1985 dal nostro Paese, comporta l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna.
Luna Isabella
(foto da psicologidelbenessere.it)