Politica
Consip, l'ex capitano Scafarto: "Arriveremo a Renzi"
ROMA, 15 SETTEMBRE – “Scoppierà un casino, arriviamo a Renzi”. Disse così l’ex capitano del Noe dei carabinieri, Gianpaolo Scafarto – indagato per falso dalla procura di Roma nell’ambito dell’indagini sul caso Consip – al procuratore di Modena Lucia Musti, in un colloquio avvenuto nell’ufficio del magistrato. Musti ha riferito questa frase al Consiglio Superiore della Magistratura durante un’audizione del luglio scorso. La frase fu detta all’inizio di settembre 2016, cioè 4 mesi prima del deposito dell’informativa in cui lo stesso Scafarto avrebbe inserito notizie false, come quella in cui l’affermazione “l’ultima volta che ho incontrato Renzi “(cioè Tiziano, il padre dell’ex premier e segretario del PD) venne attribuita all’imprenditore Alfredo Romeo, mentre era dell’ex parlamentare Italo Bocchino e riferita a Matteo Renzi. [MORE]
Il procuratore Musti non gradì la violazione del segreto investigativo da parte del carabiniere. Non fece altre domande e respinse ogni altra richiesta d’incontro da parte del capitano. In seguito il magistrato capì che il carabiniere stava annunciando i risultati di quell’indagine.
Non fu solo Scafarto a parlare a Musti in termini “scandalistici” riguardo alle inchiesti che i carabinieri del Noe stavano conducendo. L’anno prima, poco dopo che a Modena era stato trasmesso uno stralcio dell’indagine su un’altra vicenda di presunta corruzione, il caso Cpl-Concordia, con allegata informativa in cui erano state inserite alcune telefonate intercettate tra il generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi e l’allora premier Renzi, il colonnello Sergio De Caprio, all’epoca comandante del Noe, le avrebbe detto: “Lei ha una bomba in mano, se vuole la può fare esplodere”. Anche in quel momento Musti si liberò di quel fascicolo in breve tempo.
Quello che ha sottolineato Musti durante la sua audizione, sono giudizi piuttosto taglienti nei confronti dei Carabinieri del Noe: quell’informativa sarebbe stata “fatta con i piedi”, gonfia di espressioni simili a “chiacchiere da bar”, anziché a fatti accertati.
Proprio ieri, a proposito dell’indagine Consip, l’ex premier ha dichiarato: “Noi vogliamo la verità, non persone che appartengono all’Arma dei Carabinieri e si avvalgono della facoltà di non rispondere”; il riferimento è al silenzio opposto da Scafarto ai pm romani che l’hanno convocato in procura tre giorni fa.
Carlo Mele
Immagine da: roma.corriere.it