Congresso Nazionale SIU in corso a Firenze, una rete di sicurezza dall'incontinenza urinaria
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FIRENZE, 29 SETTEMBRE 2014- Riceviamo e pubblichiamo
Sono 3 milioni in Italia le donne dai 40 anni in su che soffrono di incontinenza urinaria, ma circa il 70% nonostante le pesanti ripercussioni sulla qualità di vita per imbarazzo e pudore non si rivolge al medico, ma si rassegna ai pannolini che possono peggiorare il disagio ed in più gravano sul Sistema Sanitario Nazionale con una spesa di oltre 300 milioni di euro l’anno. A fare il punto sulla situazione, in occasione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia (SIU) che riunisce a confronto circa 1400 medici specialisti provenienti da tutta Italia, è il dottor Vincenzo Li Marzi della Clinica Urologica 2 della AOU Careggi di Firenze che spiega come efficaci tecniche mininvasive basate sul posizionamento di retine al di sotto dell'uretra ripristinano la normale continenza. I nuovi interventi effettuabili anche in anestesia spinale o locale sono assolutamente sicuri con una alta percentuale di efficacia e totalmente a carico del SSN.
L'incontinenza urinaria femminile è un disturbo che colpisce in Italia circa 3 milioni di donne dai 40 anni in su, si risolve ora in 20 minuti e con degenze ospedaliere di 24 ore. L’intervento si basa su innovative tecniche chirurgiche mininvasive. "Le nuove ma collaudate metodiche mininvasive", spiega il dottor Vincenzo Li Marzi prevedono l'applicazione di una retina (sling) di polipropilene lunga pochi cm che posta sotto all'uretra risolve il disturbo (10 mila interventi in Italia e oltre 600 mila nel mondo). Rispetto ai 'vecchi' interventi invasivi (come la colposospensione ) che richiedono un taglio sull'addome, un ricovero e una convalescenza prolungata, i nuovi trattamenti si possono effettuare in day-hospital, in anestesia locale o locoregionale con un ritorno alle normali attività entro una settimana. L’incontinenza urinaria da sforzo è una condizione comune che affligge dal 12 al 46% delle donne adulte con un incremento della prevalenza legato all’età.
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Si manifesta a seguito di un piccolo sforzo come un colpo di tosse, uno starnuto, il sollevamento di una borsa o un esercizio fisico, induce imbarazzanti fughe di urina ed è causata principalmente dalle gravidanze e dal parto (il 50% delle donne presenta un danno dei muscoli e dei legamenti pelvici già al primo parto). Altre cause sono la tosse cronica, la stipsi, le attività pesanti, gli esiti della chirurgia pelvica e gli effetti legati alla menopausa. Inoltre, può associarsi al prolasso genitale. L’incontinenza urinaria è spesso vissuta con ansia, depressione ed isolamento legati al timore di non riuscire a controllare lo stimolo ad urinare, incide pesantemente sui rapporti sociali, l'intesa di coppia e quindi sulla qualità della vita. Solo una minoranza di donne, vincendo imbarazzo e vergogna, si rivolge allo specialista urologo o ginecologo (circa il 30%). "L'incontinenza urinaria", conclude il dottor Li Marzi, "continua a rimanere una condizione nascosta a causa di una scarsa e/o inadeguata informazione che giunge alle pazienti.
Questo disturbo può invece essere risolto con successo come dimostrano i risultati ottenuti dalla nuove tecniche di chirurgia mininvasiva che ovviamente devono essere prese in considerazione dopo un programma di riabilitazione del pavimento pelvico, soprattutto efficace nelle forme di incontinenza urinaria lieve. La donna non dovrà quindi più sentirsi condannata all'incontinenza urinaria, ma può ora scegliere tra le opzioni terapeutiche e risolvere un disturbo che riguarda la sua integrità fisica e soprattutto la sua femminilità".