Congo, l'allarme di Medici senza frontiere: più di 100 vittime di violenze
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KINSHASA, 23 GIUGNO 2011 – La violenza persevera nella Repubblica democratica del Congo. Più di un centinaio di persone sono state vittime di stupri e violenze fisiche in un villaggio dell'est della Repubblica democratica del Congo. Gli episodi di violenza si sono registrati fra il 10 e il 12 giugno. La denuncia arriva da Medici senza frontiere.
“Da martedì scorso, la nostra equipe ha trattato più di 100 persone che sono state vittime di stupri o di violenze fisiche, che si sono verificate fra il 10 e il 12 giugno”, nel villaggio di Nyakiele, ha detto Megan Hunter, il capo della missione Msf-Olanda nella provincia del Sud, Kivu.[MORE]
Una recente statistica dell'ONU afferma che in Congo si compiono più di 100mila violenze carnali all'anno e che è diventato “la capitale mondiale dello stupro”.
Una tragedia che ormai si trascina in silenzio da molti anni: migliaia di donne, ragazzine e bambine sono rapite, violentate, torturate e schiavizzate per lunghissimi periodi di tempo. A compiere le violenze sono soprattutto i soldati appartenenti ai diversi gruppi armati che da anni occupano queste zone.
Quando le donne riescono a sopravvivere alle torture subite, comincia per loro un altro estenuante calvario. Una volta rientrate nei villaggi devono far fronte al rifiuto dei propri mariti e familiari dell'intera comunità che ritengono tali donne inaccettabili, perché “sporcate” da altri uomini.
Le tribolazioni continuano nei pochi centri medici presenti nella zona dove le donne devono essere sottoposte a difficili operazioni atte a costruire l'apparato genito/urinario/rettale che è stato totalmente distrutto durante le violenze.
Lentamente e in silenzio le comunità congolesi muoiono, incapaci di risollevarsi e ricostituirsi, schiacciate da una logica bellica in cui lo stupro diventa strategia di guerra, il corpo delle donne un campo di battaglia.
Lidia Tagnesi