Cronaca

Confartigianato: un sistema creditizio inesistente amplifica la crisi per Imprese e Famiglie

16 GENNAIO 2015 - La situazione finanziaria delle nostre aziende, soprattutto quelle di Medie e Piccole dimensioni e del mondo dell’artigianato, continua ad essere critica. Il mercato è fermo e gli investimenti necessari ai processi di innovazione tecnologica non partono, a causa soprattutto di un sistema bancario che, in sintesi, scoraggia ogni qualsiasi tipo di iniziativa. L’erogazione del Credito è infatti quasi del tutto inesistente, a causa soprattutto dei vincoli sempre più duri e stringenti imposti da tutto il sistema finanziario, BCE inclusa.[MORE]

Nella realtà dei fatti i nostri imprenditori sono ogni giorno alle prese con ritardi nei pagamenti, sia da parte dei Privati che (soprattutto) degli Enti pubblici, e sono costretti a richiedere prestiti per compensare i mancati incassi dei ‘cattivi pagatori’, nella maggior parte dei casi senza ottenerli. Le conseguenze sono facili da immaginare: imprese indebitate con gli enti di riscossione (Inps, Inail, Agenzia delle Entrate, Equitalia ed altri Enti Locali) nel mentre le banche, pur ottenendo dalla BCE denaro a bassissimo costo, continuano a rimanere lontane dal mondo produttivo del nostro Territorio, persistendo nel non ottemperare alla loro mission (perlomeno pubblicizzata) di sostenere le imprese e quindi la ripresa.

Alla maggior parte di richieste di finanziamento e supporto al proprio business, le Imprese trovano tendenzialmente porte chiuse. E per quel poco di credito che gli viene erogato il costo è veramente salato: gli istituti operanti in Calabria, infatti, offrono un costo del denaro che è il più alto d’Italia (nella provincia di Crotone, tanto per fare un esempio, risulta essere quasi il doppio rispetto a quello della provincia di Bolzano). La situazione è pertanto tragica.

La nostra imprenditoria è lasciata da sola ad affrontare una crisi senza eguali. E le ultime vicende di ristrutturazione di alcuni Istituti ne sono la dimostrazione. Tanto per fare qualche esempio, in Calabria, Ubi Banca (che in Calabria significa Banca Carime) e Banca Popolare del Mezzogiorno, le quali hanno ormai perso quel ruolo e quella spinta propulsiva che certamente avevano nel passato, quando hanno avuto la forza insieme ai nostri imprenditori di creare PIL e posti di lavoro.

Tali Istituti, in un processo tuttora in corso – e sicuramente con l’avallo di una politica fino ad oggi connivente – stanno di fatto abbandonando quella Regione, la Calabria, che li ha resi grandi. Ubi Banca, ad esempio, ha presentato nei mesi scorsi una ristrutturazione che prevede la chiusura di 8 filiali e un esubero di personale per circa 300 persone; mentre l’altro Istituto, la Banca Popolare del Mezzogiorno, ha ormai trasferito, armi e bagagli, il suo quartiere generale e decisionale in quel di Modena, attivando degli organismi periferici per i quali pagheremo prossimamente le conseguenze.

Probabilmente le scelte strategiche in atto indicano la nostra Regione come Territorio dove fare semplicemente raccolta, mentre gli investimenti sono probabilmente preferiti e previsti in altri territori. Perché centellinare il credito a costi esosi, o meglio scandalosi, non può che significare questo.

Una situazione, questa, che mortifica i nostri imprenditori. E le motivazioni/giustificazioni delle Banche di essere ligi al dovere e ai vincoli di Basilea non sono più sostenibili e credibili. Ed oggi che siamo giunti al limite non è più possibile far finta di nulla perché a rischio c’è un intero Territorio che, pur avendo le potenzialità per uno sviluppo esponenziale, rischia il default a causa di un sistema del credito che non c’è e che, di fatto, permette a fenomeni quali l’usura di essere ancora cosi tanto diffusi.

È evidente e forte quindi la necessità di un nuovo rapporto banche-imprese, che sia di certo più collaborativo e differente da quello che registriamo oggi. Tantissimi piccoli imprenditori, a testimonianza di ciò, arrivano infatti nelle nostre sedi associative provinciali per raccontare storie inverosimili, causate da determinazioni di direttori di agenzie o filiali che, anche per un credito di poche migliaia di euro, dichiarano senza la minima ritrosia di non poter decidere perché i poteri risiedono in altri lidi. Le direzioni generali delle Banche pagano pertanto nel ruolo di Dirigenti elementi che, di fatto, non rispondo concretamente a tale ruolo.

Confartigianato denuncerà ad ogni piè sospinto questo stato di cose, senza se e senza ma. Ma è evidente che attendiamo anche, da una politica attenta, un sostegno condiviso e confacente ai bisogni delle nostre imprese e delle nostre famiglie. Nelle prossime settimane ci si aspetta in particolare un confronto importante con il nuovo esecutivo regionale con cui è necessario avviare un percorso condiviso per “costringere” il mondo creditizio ad avviare quel percorso atto ad ottemperare alla propria “mission”, anche in Calabria.
Confidiamo molto sul nuovo corso che sta prendendo la nuova legislatura regionale, e siamo certi che le competenze del neo Governatore Oliverio potranno essere propedeutiche ad invertire questo trend.

Confartigianato è pronta a fare la sua parte per quanto di sua competenza.

Francescantonio Liberto e Salvatore Luca’
Confartigianato Calabria