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ROMA, 19 OTTOBRE – Dopo il duro scontro tra gli alleati di governo Lega e M5S sui contenuti del decreto legge in materia fiscale, segnato da un botta e risposta a distanza tra i due vicepremier Di Maio e Salvini, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte prova a gettare acqua sul fuoco, fissando un nuovo CdM per sabato mattina nel tentativo di mediare e trovare nuovamente un accordo sulla questione dell’ipotetico condono.
I problemi erano sorti all’indomani dell’invettiva lanciata via tv da Di Maio, secondo il quale qualcuno avrebbe manipolato il testo del decreto legge in materia fiscale rispetto alla versione alla cui elaborazione egli aveva partecipato. Secondo il capo politico del partito pentastellato, il provvedimento normativo rischierebbe di diventare “un salvacondotto per i furbi ed un incentivo per gli evasori che compiono riciclaggi ed autoriciclaggi”; pertanto, al fine di evitare furbizie ed eccessive immunità, l’ex vicepresidente della Camera dei Deputati ha chiesto a gran voce un chiarimento politico diretto con i partner del Carroccio. Nel contempo, anche altri esponenti del partito fondato da Casaleggio e Grillo hanno ribadito la posizione del loro primo portavoce: “Nel testo del decreto fiscale sono state inserite norme non concordate in Consiglio dei Ministri – ha affermato il titolare dei rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro – Se qualche nostalgico del passato pensa di fermare il nostro cambiamento si sbaglia, faremo in modo che quelle novità spariscano”; “Salvini se ne faccia una ragione, è al Governo con noi e non con Berlusconi – ha invece scritto su Twitter il sottosegretario 5 Stelle Michele Dell’Orco – Un testo che prevede un vero scudo fiscale, magari per tutelare i capitali dei mafiosi, è indigeribile ed invotabile per noi”.
Sul fronte opposto, invece, Salvini ha provato a tirare dritto: “Da parte nostra non c’è stato alcun trucco. I documenti di bilancio ed il decreto fiscale sono passati entrambi in Consiglio dei Ministri ed approvati all’unanimità. Nessun ministro ha votato contro. Tra l’altro quello che qualcuno considera un condono, in realtà non lo è affatto”. Secondo il segretario della Lega, i vertici del M5S sarebbero stati senza dubbio a conoscenza del testo poi uscito dal CdM ed inoltre tutti i ministri pentastellati sarebbero stati presenti al momento della votazione e dell’approvazione: “Ne abbiamo discusso per ore, poi abbiamo sintetizzato tutto in un testo che ha riscosso l’accordo di tutti ed è stato sottoscritto e condiviso da tutti, pertanto ognuno se ne prenda la responsabilità” – ha tagliato corto Salvini.
Per evitare dunque nuove accuse e moniti da entrambi i fronti, il premier Conte ha deciso di mettere ordine nella vicenda, comunicando di aver intenzione di predisporre tutti gli accorgimenti necessari a fare chiarezza sull’accaduto e controllare la fondatezza delle accuse del suo vice Di Maio. Successivamente ha convocato un nuovo Consiglio dei Ministri per la giornata di sabato, con l’intenzione di superare ogni equivoco rileggendo tutti gli articoli del provvedimento e diradando ogni eventuale dubbio politico insorto, per poi confermare definitivamente il testo. Il Presidente del Consiglio ha fatto sapere di non aver alcuna intenzione di stravolgerne il contenuto, ma al contrario di confermare gli accordi già raggiunti a monte dell’iter di elaborazione, ma soprattutto ha voluto sgomberare il campo da ogni ipotesi di crisi di governo all’orizzonte: “Se accadesse, non dimostreremmo passione, senso di responsabilità e lungimiranza” – ha dichiarato al termine del summit europeo nel quale si è discusso dei problemi legati al DPB italiano. È stato peraltro lo stesso Conte a precisare che Salvini potrebbe non essere presente di persona alla riunione di sabato per altri impegni istituzionali, ma che comunque la sua eventuale assenza non creerebbe alcun tipo di problema all’alleanza di governo.
In ogni caso, nella bozza di decreto da ultimo approvata dall’esecutivo, sono previsti diversi modi per dare ai contribuenti la possibilità di sanare la propria posizione con il fisco per i redditi non dichiarati negli anni precedenti. Innanzitutto, con la rottamazione-ter delle cartelle Equitalia per i debiti pendenti relativi al periodo 2000-2017, verrebbero meno tutte le sanzioni e gli interessi per tutti i debitori (che in base alle attuali norme, potrebbero essere gravati fino al 150% in più), dilazionando la restituzione del denaro in 10 rate, cioè in 5 anni. In secondo luogo, una dichiarazione integrativa permetterebbe di far emergere redditi non dichiarati nei 5 anni precedenti e per questo essa verrebbe incentivata introducendo una tassazione al 20% sul maggiore imponibile Irpef dichiarato in quei 5 anni, con un tetto massimo di 100mila euro; il massimo dichiarabile, comunque, sarebbe di 1/3 rispetto all’imponibile dell’anno precedente ed in ogni caso per usufruire di questa misura sarà necessario avere quantomeno presentato la nuova dichiarazione dei redditi. Nel decreto sarebbero poi previste varie ipotesi di definizione agevolata delle controversie tra i contribuenti e il fisco, rivolte a chi non aveva aderito alle precedenti rottamazioni: in particolare, si consentirebbe a chi ha vinto in primo grado di evitare la prosecuzione della lite giudiziaria pagando il 50% di quanto richiestogli dal fisco, mentre chi ha avuto ragione anche in appello potrebbe evitare un ulteriore ricorso pagando soltanto il 20% della somma controversa. Infine, sarebbe previsto uno stralcio dei debiti fino a 1000 euro, con la cancellazione, automatica ed a costo zero per il contribuente, di tutti i debiti con il fisco relativi al periodo che va dal 2000 al 2010, fino al raggiungimento di quell’importo residuo. Il governo aveva motivato questa scelta spiegando che si tratterebbe di importi talmente piccoli che per lo Stato potrebbe essere più conveniente cancellare questi debiti piuttosto che sostenere i costi necessari per recuperarli.
Del resto, già nel contratto di governo Lega-M5S si rinviene un accordo sull’opportunità di instaurare una “pace fiscale” con i contribuenti per rimuovere lo squilibrio economico delle obbligazioni assunte e favorire l’estinzione del debito mediante un saldo ed uno stralcio dell’importo dovuto, quantomeno in tutte quelle situazioni eccezionali ed involontarie di dimostrata difficoltà economica; l’obiettivo sarebbe dunque quello di introdurre una misura che possa costituire un efficace aiuto per i cittadini in difficoltà ed un primo passo verso una riscossione definita amica dei contribuenti.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: bergamosera.com