Cronaca
Conclusa a Lecce l’inchiesta per la realizzazione del gasdotto Tap
LECCE, 19 DICEMBRE - Conclusa dalla Procura di Lecce l'inchiesta penale relativa i lavori di realizzazione del gasdotto Tap a Melendugno (LE). Sono sedici gli indagati attori del procedimento (quindici le persone fisiche, e la società Tap), che presenteranno le proprie memorie difensive per chiarire le rispettive posizioni.
L'indagine ha avuto luogo al fine di rilevare i probabili reati di deturpamento di bellezze naturali; inquinamento delle falde acquifere e violazioni del Codice dell'ambiente, che presumibilmente sarebbero stati commessi sui cantieri presso località San Basilio e Le Paesane.
Intanto, nelle prossime settimane, proseguiranno i lavori per la realizzazione dell'infrastruttura in programma, nell'area denominata Masseria del Capitano, dove verrà impiantato il terminale di ricezione e dove, nelle scorse settimane, è stata installata una recinzione. In questo sito, verranno espiantati alcuni ulivi e si inizieranno i lavori di scavo per la collocazione del terminale, che occuperà nel complesso un'area di 12 ettari.
Dopo le festività natalizie, dovrebbero essere riattivati anche i lavori in zona San Basilio, che erano stati precedentemente sospesi per via di un'ordinanza del sindaco Marco Potì sul divieto di ‘emungimento’ di acqua dai pozzi, risultati inquinati da metalli pesanti. L'inquinamento, delle falde acquifere, è infatti uno dei capitoli fondamentali dell'inchiesta penale, basata sulle rilevazioni dell'Arpa (Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione Ambientale), che ha rilevato concentrazioni oltre la soglia di alcuni elementi (tra cui il cromo esavalente) fino all'aprile scorso. I carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) - che hanno condotto le indagini coordinate dal procuratore della Repubblica Leonardo Leone de Castris e dalla pm Valeria Farina Valaori - “hanno acclarato che la causa dell'inquinamento sarebbe una cattiva impermeabilizzazione del cantiere nella fase iniziale dei lavori”. Al presente, i valori dei metalli nella falda sono rientrati nei limiti di legge, ragion per cui la Procura non ha ritenuto opportuno disporre il sequestro del cantiere mentre il Tar Lazio ha considerato decaduta l'ordinanza del sindaco che bloccava gli interventi. A inizio 2019 arriverà a Melendugno un macchinario denominato "talpa", che darà via allo scavo del microtunnel verso il mare, che si congiungerà al tratto di tubo che attraverserà in mare Adriatico per 108 chilometri per collegarsi infine al lembo albanese del gasdotto.
Nell’indagine, non è stata ancora definito (riporta Agi) il capitolo investigativo, relativo ai presunti illeciti commessi durante la progettazione e realizzazione del gasdotto Tap a Melendugno: si tratta del filone relativo alla mancata applicazione della Legge Seveso al progetto di terminale di ricezione. La Procura di Lecce ha ipotizzato che la direttiva sugli incidenti rilevanti dovesse essere applicata e poi chiesto alla gip Cinzia Vergine la nomina di un pool di esperti per verificare le proprie tesi. Nella perizia di 32 pagine - depositata a metà novembre dai professori Fabrizio Bezzo, Davide Manca e Lionella Scazzosi - viene invece specificato che i terminali di ricezione Tap e Snam, pur se attigui, sono separati e dunque il gas che vi passa all'interno non può essere considerato nella sua totalità, al fine di calcolarne la quantità che determinerebbe l'applicazione della Legge Seveso. La perizia ha dato quindi ragione alla multinazionale, promuovendone l'iter ma i tre periti dovranno essere comunque ascoltati nel corso dell'incidente probatorio, fissato per il 21 gennaio.
Nello stesso periodo, la Procura di Lecce dovrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio delle sedici persone a cui, pochi giorni fa, ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono deturpamento, violazioni del Codice ambientale, inquinamento della falda acquifera. (Fonte immagine Corriere Salentino)