Comune di Catanzaro: i residenti di via Fares pretendono i diritti e non favori
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CATANZARO, 31 MAG - Raccontiamo oggi una storia di ordinaria follia, quella storia di una inversa normalità purtroppo che vede il comune di Catanzaro ed i servizi da rendere ai cittadini trasformati da diritti in favori, perché qualcuno scioccamente esercita una specie di idolatria politica. Raccontiamo di come il mancato controllo, forse a volte con tratti di complicità politica generi e conservi per il futuro una città brutta, quella caratteristica ormai conclamata che sembra essere diventata la vera immagine della nostra città. Raccontiamo però come questo scenario di degrado civico non trovi sempre l’accettazione passiva e rassegnata dei cittadini, che spesso troppo spesso dimostrano nei piccoli gesti il loro amore per la città, cercando di invertire il degrado e la nullità di un’amministrazione municipale ormai arrivata senza un futuro al suo traguardo.
Il fatto è sempre lo stesso. La mancata risposta decente di servizi ai cittadini. Lo scenario è quello di un pezzo di città ridotto a periferia della periferia dove il diritto si assoggetta al feudatario politico autoproclamatosi, aggravato nella figura dell’assessore di turno.
Via Fares è lo spaccato del nulla e della beffa ai cittadini. E’ questo un pezzo della città dove i residenti sono abbandonati alla sporcizia ed alla giungla, gli stessi che ci hanno raccontato: che interpellato l’assessore Longo per chiedere un intervento di bonifica dalle erbacce, questi abbia risposto che poteva intervenire facendo un “favore”(?) Ecco allora che la risposta della pubblica amministrazione è facoltà singola nella gestione di stile medievale. La stessa formula che caratterizza l’altro settore scandalo del comune di Catanzaro che dopo quello della gestione del Territorio è quello dell’Igiene, dove il suo assessore Cavallaro torna ciclicamente all’onore delle cronache solo per la narrazione di incompiute ed evidenti incompetenze amministrative.
Ma i cittadini di Via Fares non ci stanno alla regalia ed alle incapacità, come i tanti alberi messi a dimora appena un anno addietro ed abbandonati al loro destino e, si organizzano. Con una raccolta di fondi e la buona volontà mettono a dimora piante e fiori nelle aiuole e provvedono ad innaffiare una parte degli alberi piantumanti, quelli destinati a morte certa dall’incompetenza comunale che usa fondi pubblici per passarella di qualcuno. La stessa dimenticanza di controllo che oggi vede la cura del verde pubblico a macchia di leopardo, secondo le intenzioni degli operatori o la benevolenza per amicizia degli assessori comunali. Questa è la piccola storia del degrado e di un’amministrazione Abramo finita, dove la catena di comando e di controllo si ferma sulle teste di legno, che ancora aspettano il buon Renzo, di manzoniana memoria, con i capponi in mano pronto a bussare con i piedi!
Benito SANTISE – delegato Associazione I QUARTIERI