TeatrOggi: va di scena...
Compagnia Totò
RENDE (CS), 27-02-2012. È un commosso omaggio all’arte del grande Totò lo spettacolo visto al Teatro Auditorium Unical il 3 e 4 Marzo, scritto e diretto da Giancarlo Sepe, interpretato da Francesco Paolantoni, Giovanni Esposito e altri validi comprimari. La storia è quella di una scalcinata compagnia di attori improvvisati che decide di portare in scena uno spettacolo per ricordare l’illustre personaggio, in occasione della ricorrenza della sua morte, avvenuta il 15 Aprile 1967. La vicenda si svolge in uno spazio abbandonato, un ex deposito o garage, che gli attori usano come dormitorio. Su tutti loro s’impone il proprietario del locale e capo della compagnia (Francesco Paolantoni), una sorta di padre padrone chiamato da tutti “Maestà”, che vive nel ricordo e nella commemorazione del grande Totò e vuole riuscire a tutti i costi a preparare lo spettacolo per il 15 Aprile. Il suo braccio destro è l’ingenuo e fedele Ciccillo (Giovanni Esposito), che subisce le piccole angherie di sua Maestà e arde dal desiderio di calcare le scene ed essere un attore.[MORE]
Come commemorare oggi il celeberrimo Totò? E’ questo che il lavoro portato in scena da Giancarlo Sepe si chiede. Riproporre le più note gag del Principe è un’operazione destinata a un probabile fallimento, poiché nel momento in cui vengono meno il suo corpo, il suo volto, la sua voce viene meno la ragione stessa che ha reso Totò il Principe della Commedia (a teatro, nel cinema, in tv). Era Totò a rendere indimenticabili i testi da lui recitati, è un fatto acclarato anche dai suoi estimatori più intransigenti come spesso molte delle pellicole da lui interpretati sono oggi ricordati in virtù della sua sola presenza, e non per altri meriti particolari, senza la quale sarebbero ben presto cadute nel dimenticatoio. Altrettanto arduo sarebbe stato ripercorrerne la biografia, seppure questa sia stata particolarmente vivace e interessante, poiché in tal caso ci si ritroverebbe davanti allo stesso problema con in più il rischio d’incorrere nella tentazione agiografica che in questi casi è sempre difficile aggirare. Sepe sceglie intelligentemente una strada diversa, il cui senso è ben espresso dallo stesso autore-regista: «Compagnia Totò è una messa laica in memoria di Totò: c'è chi ne parla, chi ne ripercorre le mimiche, i temi, i vezzi, le disarticolazioni, gli atti e le parole poetiche, le canzonette e i lazzi. C'è il fine dicitore che officia e che educa all'arte del nostro eroe, senza riuscirvi ma con forza dissacrante e comica. Totò non c'è più, ma è qui negli sguardi di chi lo commemora, di chi lo ricorda e di chi se lo sogna tutte le notti, in un atto d'amore perenne che è quello di divertire la gente».
E tuttavia quella che prende vita sul palco rimane un’opera poco convincente, tanto che non è riuscita a soddisfare pienamente la maggior parte del pubblico, poco coinvolto in una rappresentazione dell’universo Totò che ha sentito estranea e il cui senso è apparso poco chiaro. E’ rimasto deluso sia chi si aspettava una versione comica nella riproposizione di tale universo (come aveva fatto loro sperare la prima lunga e ripetitiva scena iniziale, che riprende l’avanspettacolo più tradizionale), sia chi aveva sperato che il ricordo del principe portasse a un ben dosato amalgama di tragico e comico, che poi era probabilmente l’intento principale della pièce, e che invece non è riuscito a mutarsi in una forma teatrale compiuta e convincente.
Rimane l’intento di ricordare con affetto un certo tipo di teatro, quello popolare da cui proveniva lo stesso Principe prima di arrivare ai grandi successi, che produce alcuni momenti suggestivi e che da vita ad alcuni felici scambi di battute e belle riflessioni sul “mestiere dei teatranti”: «La parola senza il corpo non è niente», oppure: «Il teatro è vita contro la crudeltà della vita». Rimane il bel lavoro sugli/degli interpreti, undici in tutto, il cui affiatamento e gran senso del ritmo si possono apprezzare in alcune belle scene “di massa”, in cui si ritrova anche una forte e attenta regia. E tuttavia la sensazione finale è quella di una bella occasione in gran parte sprecata.
Il prossimo appuntamento della prima stagione teatrale INCONTRIAMOCIATEATRO del Teatro Auditorium Unical è previsto per Sabato 10 e Domenica 11 Marzo con A che servono questi quattrini?, interpretato e diretto da Luigi De Filippo, commedia scritta da Armando Curcio, qui nella riduzione di Peppino de Filippo. Info: http://www.teatrostabilecalabria.it, www.unical.it (Foto da www.teatrostabilenapoli.it).
Tommaso Spinelli