Cultura e Spettacolo
Commento dell'autore del romanzo "Il cacciatore di meduse", storia di un giovane migrante africano, al film "Io Capitano"
“Le candidature e i vari premi ricevuti dal film Io Capitano di Matteo Garrone ai David di Donatello, compreso la candidatura alla Sceneggiatura originale, per me che ho raccontato questa storia nel romanzo Il cacciatore di meduse pubblicato nel 2015, è una doppia gioia, mista ad una certa curiosità. Sono convinto, infatti, che Garrone o qualcuno del suo team abbia letto o si sia ispirato al mio romanzo, presentato da Michele Guardì e Magalli su Rai2 e inoltrato a diverse Film Commission, e ne abbia ripreso abbastanza fedelmente sia un pezzo del racconto sia il particolare punto di vista.
Le peripezie del viaggio, prima nel deserto, poi nel Mediterraneo, dopo essersi imbarcati da Zuara verso Lampedusa, le torture nei lager libici, le varie vicissitudini viste con gli occhi di un ragazzo, sono praticamente una stringata sintesi cinematografica dei primi capitoli del mio romanzo che, poi, prosegue con l’arrivo in Italia e la lotta per l’integrazione… Chi si è emozionato con il film, credo che debba leggere questo libro per entrare ancora di più nell’umanità di un dramma senza fine, che troppo spesso diventa tragedia e di fronte al quale, al minimo, in molti dimostrano una disumana indifferenza!”.
E’ quanto afferma Ruggero Pegna, autore del romanzo Il cacciatore di meduse, pubblicato da Falco Editore, presentato in numerosi programmi televisivi e radiofonici, introdotto in molte scuole e inserito nel 2017 dalla World Social Agenda della Fondazione Fontana di Padova tra i libri consigliati agli studenti delle scuole superiori sul tema “Migranti e Diritto al Futuro”.
Il libro, infatti, è stato definito da molti critici un autentico romanzo storico e di formazione, incastonato nella storia mondiale degli ultimi anni: dall’elezione di Obama, primo Presidente americano di colore, all’appello di Papa Francesco dopo l’ennesima strage di migranti del 18 aprile 2015. Una storia commovente ricca di messaggi fortissimi a favore dell’accoglienza e contro ogni forma di razzismo, come si evince da uno dei tanti passaggi del romanzo, che racchiude il pensiero del ragazzo dopo i primi giorni in Sicilia: «La Terra è di tutti, diceva mio nonno e, per questo, sto bene anche qui, in mezzo a gente con la pelle diversa dalla mia. […] Penso che il nonno avesse ragione quando diceva che la bontà non dipende dal colore della pelle, ma da quello del cuore. ».