Sport

Comitato Italiano Paralimpico Sardegna: l'intervista al vice presidente nazionale Sandrino Porru

 CAGLIARI, 1 DICEMBRE 2015 - Con un potenziale bacino di utenza di circa un milione di persone disabili, in età compresa tra i 6 e i 40 anni, il Comitato Italiano Paralimpico ha un preciso scopo nello sviluppare la sua attività: dare ulteriori risposte ai suoi campioni e a tutte le persone disabili che per la prima volta si avvicinano alla pratica sportiva. E anche la Sardegna vuole sposare completamente la mission di quella che recentemente è diventata la Confederazione delle Federazioni e Discipline Sportive Paralimpiche, posta sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio Sport. 

Di tutto questo ma anche di tante altre sfaccettature si parlerà giovedì 3 dicembre, alle 10:00, presso l’Hotel Holiday Inn di Cagliari nel corso del convegno intitolato “Il CIP cresce…”.
Il Comitato sardo è reduce da una repentina trasformazione, solennizzata dalla nomina a presidente regionale del sassarese Paolo Poddighe, in seguito ad un breve periodo di commissariamento gestito con tanto impegno e notevoli risultati dal vice presidente nazionale del CIP Sandrino Porru (vedere intervista in basso).
“Il convegno di giovedì ha un filo logico - puntualizza Paolo Poddighe - perché al tavolo partecipano non solo le istituzioni della Sardegna, ma anche gli operatori che interagiscono costantemente con noi e che conoscono molto bene qual è la valenza dello sport nella disabilità”.
Invitato speciale sarà il numero 1 del CIP nazionale Luca Pancalli che metterà in evidenza come il movimento paralimpico italiano rappresenti una dimensione foriera di grandi emozioni, composta di protagonisti straordinari, in cui investire entusiasmo.
Sono previsti i saluti del primo cittadino cagliaritano Massimo Zedda, dell’Assessore allo Sport del capoluogo sardo Yuri Marcialis e del presidente del Coni Sardegna Gianfranco Fara. Prenderà la parola anche Alessandro Barletta, direttore regionale dell’Inail Sardegna e l’Assessore allo Sport della Regione Sardegna Claudia Firino che si soffermerà su i rapporti tra l’istituzione da lei rappresentata e il CIP. “L’importanza dello sport nell’educazione dei disabili” è il titolo della dissertazione curata dal presidente regionale dell’Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani Laura Pinna. Di seguito prenderà la parola anche Oscar De Pellegrin che dall’alto dei suoi successi internazionali nel Tiro con l’Arco farà una disamina sul futuro dello Sport paralimpico in Italia dal titolo “# Sport per tutti”. Non mancherà di dire la sua Paolo Poddighe che incentrerà il suo contributo sui l’attività paralimpica in Sardegna. Si comincia alle 10 fino alle 13,00.

SANDRINO PORRU, L’INIZIATORE DELLA SVOLTA NEL CIP ISOLANO

Nel novembre 2014, a causa delle dimissioni del Presidente Regionale CIP Sardegna, la Giunta Nazionale CIP ha provveduto alla nomina del Commissario Straordinario identificandolo in Sandrino Porru, attualmente vice presidente nazionale del CIP.
Un lavoro di ben otto mesi ha portato un copioso frutto che ha rasserenato l’ambiente e riposto sui giusti equilibri i rapporti istituzionali con il Coni e gli Enti locali, iniettando nuova fiducia in tutti i rappresentanti dei Comitati e Delegazioni Regionali riconosciute dal CIP.
Insomma la persona giusta al posto giusto perché profonda conoscitrice di un mondo che gli è sempre appartenuto.
Nato in un piccolo paese nelle colline della Trexenta, all’ètà di 11 mesi Sandrino Porru ha incontrato l’esperienza della condizione di disabilità a seguito di un fulmineo attacco di poliomielite che gli ha inibito le opportunità di deambulare. Dopo l’esperienza formativa scolastica, vissuta in parte in un istituto per il recupero fisico funzionale dei bambini poliomielitici, Porru si è trasferito per studi universitari a Cagliari, dove, nella ricerca di stimoli personali atti a continuare una costante attività fisica, ha incontrato Carmelo Addaris con il quale, grazie all’esperienza sportiva vissuta da quest’ultimo nel centro di riabilitazione per mielolesi di Ostia, ha costituito la prima società sportiva per persone con disabilità in Sardegna: la Sa.Spo. Cagliari.
All’interno di questa società si è formato come atleta, tecnico e dirigente societario, salendo ai vertici dello sport paralimpico attraverso la partecipazione alle paralimpiadi di Seoul 88 e Barcellona 92, nelle quali ha ottenuto ottimi piazzamenti. [MORE]
Terminata la propria attività agonistica d’alto livello, nel 2000 ha iniziato la sua avventura di dirigente sportivo nazionale al fianco dell’attuale Presidente del CIP, Avv. Luca Pancalli.
Nel suo percorso di politica sportiva ha iniziato ricoprendo il ruolo di Consigliere Federale Nazionale della FISD (Federazione Italiana Sport Disabili); successivamente, nel 2003, a seguito del riconoscimento della FISD, da parte dello Stato Italiano, quale Comitato Italiano Paralimpico, ha ricoperto la carica di Presidente del Dipartimento di Atletica Leggera, organismo interno dello stesso CIP.
Nel 2010, anno nel quale il CIP ha rimodulato la propria struttura organizzativa, è stato eletto alla carica di Presidente della FISPES (Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali), sodalizio al quale il CIP ha delegato la gestione delle discipline sportive paralimpiche di Atletica Leggera, Scherma, Tiro a Segno e degli sport Sperimentali (discipline mai praticate in Italia e di nuovo avviamento). Detta Federazione ha come disciplina primaria l’Atletica Leggera mentre le altre discipline vengono pian piano, una volta che i tempi sono maturi, trasferite alle Federazioni Olimpiche di riferimento. Ad oggi la Scherma è stata trasferita alla FIS mentre il Tiro a Segno è in fase di trasferimento. Attualmente le discipline sotto la giurisdizione Fispes sono: l’Atletica Leggera, Tiro a segno, il Rugby in carrozzina, la Boccia ed il Calcio.

Sandrino Porru ha seguito direttamente le fasi del dopo commissariamento del Cip Sardegna, spianando la strada ad una nuova fase..
Lo scenario sul quale mi sono calato è stato a dir poco apocalittico. Ho rilevato una situazione generale, all’interno del Comitato, di totale scollamento tra i suoi componenti e gestione particolarmente autoritaria esercitata dalla Presidenza.

Quali sono state le emergenze incontrate durante la fase transitoria?
Occorreva impostare un lavoro di ricucitura della base, andando a spiegare e far assimilare culturalmente a tutti i sodalizi riconosciuti ed appartenenti al CIP la mission istituzionale affidataci da parte dello Stato Italiano. Far scoprire l’importanza acquisita e l’opportunità di potersi interfacciare in modo paritetico con le più alte istituzioni politiche, sociali e sportive ludiche, agonistiche e di alto livello a favore di persone con disabilità.

Come ne siete venuti fuori da un periodo non certo da incorniciare?
Questa relazione ci ha portato a condividere, in modo pressoché unanime, il nome della nuova guida del Comitato Regionale che, già dai primi passi, ha dimostrato di essere la persona giusta, capace di assumere quel ruolo di leader dando l’importanza e gli spazi a tutti componenti della nuova Giunta e del Consiglio Regionale che hanno espresso la propria volontà di spendersi per la causa comune.

Quindi meglio di così non poteva andare..
Debbo dire che sono molto soddisfatto della nuova dirigenza regionale. Giovane, dinamica e vogliosa di mettersi in gioco e andare oltre ai propri compiti federali per incarnare al meglio gli obbiettivi dell’intero Comitato Paralimpico Italiano. Mi fa particolarmente piacere vedere un gruppo dirigente aperto che è capace di superare anche quegli steccati che spesso tendono ad allontanare la base dal vertice. Mi riferisco all’opportunità creata attraverso i Consigli e le Giunte “aperte” anche a persone non formalmente appartenenti ad esse, ma che gli stessi organi predetti le ritengono dei valori aggiunti e dei collaboratori che possono dare un apporto fondamentale.

Tutto ciò cosa significa?
Dimostra che non si ha la paura del confronto e quindi parallelamente esprime la forte volontà di crescere e di mettersi in gioco. Penso che con queste caratteristiche il CIP Sardegna potrà esprimere un tale lavoro che ci porterà risultati notevoli.

Cosa si aspetta Sandrino Porru dalla nuova gestione del Cip Sardegna?
Un Comitato Regionale capace di incarnare e testimoniare il giusto modo di interpretare quella filosofia di pensiero e quella volontà politica perseguita da tanti anni dal Presidente Pancalli e la sua Giunta. Cioè far sentire il Paralimpismo parte integrante di tutte le Federazioni Sportive che debbono recepirlo non più come un qualcosa che si può fare, per gentile concessione, verso un cittadino “sfortunato” che, magari, vorrebbe fare dello sport, ma come il vero emblema dello Sport con la “S” maiuscola, che dimostra quanto l’esaltazione dell’abilità diventa un profondo riscatto sociale per il singolo uomo e per tutti, in qualsiasi condizione fisica, psichica, sensoriale e sociale ci si trova. Tutti dobbiamo essere capaci di emozionarci ed emozionare, godere e far godere delle belle prestazioni sportive di ciascuno e di quelle che siamo capaci di esprimere in prima persona.

Con quali strumenti il Cip nazionale potrà sostenere il Comitato sardo?
Il CIP nazionale nel condividere profondamente i principi predetti, ha disegnato diverse opportunità che ritengo siano in grado di sostenere nel modo migliore gli organi periferici.
Intanto promuovendo una credibile azione politica capace di riportare all’interno di tutte le legislazioni regionali sullo sport anche il percorso paralimpico, attingendo quindi culturalmente ed economicamente dalle risorse presenti nel territorio.

E poi?
Si sono attivati apprezzabili canali periferici appartenenti alle più significative collaborazioni istituzionali consolidate nel tempo a livello nazionale. Faccio preciso riferimento alla partnership storica con l’INAIL che permette a tutti i Comitati regionali di entrare in sinergia ed in regime di convenzione con le Direzioni Regionali Inail, le quali offrono importanti opportunità economiche oltre che una buona azione di proselitismo verso gli invalidi del lavoro, molti dei quali si stanno rivelando giovani promesse dello sport paralimpico del futuro.

Inoltre c’è il mondo della scuola
Attraverso la convenzione nazionale con il MIUR, si possono avviare importanti sinergie che sbocciano in percorsi sportivo educativi come i Giochi Sportivi Studenteschi, che rappresentano una grande opportunità di integrazione, inclusione sociale e spesso passe-partout di importanti avviamenti o pre avviamenti all’attività agonistica.

Come sta cambiando il mondo paralimpico in Sardegna e nel mondo?
Pensare che quarant’anni fa non sapevamo neanche cosa fosse il paralimpismo e che solo qualche realtà associativa iniziava a pensare che forse anche i disabili possono praticare dello sport la dice lunga. Pensare semplicemente alle terminologie che si sono susseguite: dai Paralitici ai mongoloidi, dagli Handicappati ai Diversamente Abili, dai Disabili ai Paralimpci; ci fa capire quanto il mondo è cambiato e quanto è cambiato l’atteggiamento verso le persone con disabilità ed in particolar modo verso il paralimpismo, a tal punto che Londra 2012 ha registrato molti più spettatori paganti alle Paralimpiadi che alle Olimpiadi. Tutto ciò è il segno dei tempi dove l’uomo tende sempre più a focalizzare la propria attenzione sulla risorsa umana.

Un cambiamento di carattere sociale..
Ancor prima che di carattere sportivo, che ci vede protagonisti diretti sul campo, dove oggi parlare di paralimpismo non si traduce nella sola opportunità di far fare dello sport ai disabili, ma fa intravedere, attraverso lo sport, la grande opportunità di forgiare la persona umana esaltando le proprie capacità, che noi riduttivamente chiamiamo residue, per porle a frutto in un processo di maturazione umana della “Persona” quale “Risorsa” inestimabile a supporto del bene comune.

Questa sarà la vera e grande sfida del futuro?
Direi proprio di si. Ci vede tutti protagonisti nello spingere la nostra società comune ad incarnare quello slogan paralimpico “Corpo, Mente e Spirito” capace di dare a tutti l’opportunità di esprimere il meglio di sé e sentire quanto questo valore sia sempre meno irrinunciabile da parte di una società che vuole reputarsi Civile.