Cronaca

Comiso, Comune fallito

COMISO (RAGUSA), 21 GENNAIO 2012 – Cinque ore e 25 milioni di euro. Sono queste le ultime cifre del consiglio comunale, che ieri – per bocca del sindaco Giuseppe Alfano (del Popolo della libertà) – ha, con voto unanime sancito il fallimento. Scrivendo così la pagina più triste della sua storia. [MORE]

Caccia alle strege. Cinque ore, come la durata del dibattito che ha visto coinvolte istituzioni locali e cittadinanza. Un'ora è durata invece l'arringa del sindaco, che ha evidenziato come i 25 milioni di debito vengano da lontano. «Il punto di origine» - ha infatti dichiarato - «risale al 1998, quando si è insediato Pippo Digiacomo. Nel decennio in cui ha amministrato, la cosa penalmente rilevante è stato l'aumento gonfiato di introiti comunali. Anzi, per dirla meglio, è come se il comune avesse emesso degli assegni a vuoto e le spese erano maggiori delle entrate».

Durante il dibattito il sindaco ha dato i numeri. Letteralmente. Tanto che è lui stesso a definire quella come un'operazione di “ubriacatura” numerica.
Sottolinea, allo stesso tempo, che negli ultimi quattro anni – cioè da quando è iniziato il suo governo – il Comune non ha contratto neanche un euro in più rispetto ai debiti che, come si dice in questi casi, gli erano stati lasciati in eredità dalla precedente amministrazione.

Fuoco incrociato. «Alfano getta colpe su amministrazioni passate così come, un anno fa, ha scaricato la colpa dei suoi fallimenti politici sugli assessori che ha cambiato», dice Salvo Zugo, capogruppo del Partito Democratico, riferendosi anche a quanto avvenuto a pochi giorni dall'insediamento del sindaco, nel 2008, quando con un atto poi dichiarato contra legem dal giudice Claudia A.M. Catalano, Alfano trasferì – in base allo spoil system - tre dirigenti poi reintegrati e risarciti nel 2010 per essere stati sostituiti con dipendenti che non avevano i requisiti per ricoprire quelle cariche. La giudice, oltre al reintegrò, definì anche in 3.640 euro (più Iva e Cassa di Previdenza Forense) il risarcimento ai tre dirigenti. Denaro che difficilmente saranno usciti dalle finanze personali del sindaco, e che dunque costituiscono fonte di debito. Il capogruppo democratico ha poi invitato il sindaco alle dimissioni, chiedendosi come sia stato possibile in questi anni, con un debito non sanato, presentare bilanci in pareggio.

«Come avevamo previsto nel novembre del 2008, il comune di Comiso era destinato a fallire» - sostiene Giuseppe Digiacomo, tirato in ballo dal sindaco come il vero “colpevole” di questo fallimento - «smantellando l'ufficio tributi e tasse, bloccando per interessi privati il Piano Regolatore, procedendo a una stabilizzazione alla cieca senza le coperture finanziarie adeguate, spendendo come pazzi per feste, festini, staffisti, contributi e prebende, il danno si profilava irreversibile».
Digiacomo chiede poi conto all'attuale sindaco dell'”affaire-Ferrari” (ne avevamo parlato anche noi lo scorso 12 dicembre) e di quel pregiudicato che – come scriveva il Corriere della Sera lo scorso 12 gennaio – gestisce un'agenzia di casting all'interno dei locali di quello che prima o poi sarà l'aeroporto di Comiso.

Cosa accadrà ora. Al di là del classico gioco dell'attribuzione delle colpe, comunque, l'unica certezza – oltre ai 25 milioni di euro – è che adesso partirà il risanamento coatto del Comune, procedimento che prevede la riduzione del numero dei dipendenti e l'aumento delle tasse per i cittadini.


(foto: Il Giornale di Ragusa, edizione on-line)
Andrea Intonti