Cronaca

COLDIRETTI: Porto di Gioia Tauro crocevia per i prodotti taroccati

 Potenziare l’Istituto fitopatologico presso il Porto di Gioia Tauro

“I sospetti quando sono confortati dai riscontri continui, rappresentano una prova inoppugnabile e quindi bisogna intervenire”. Cosi commenta Pietro Molinaro l’ingentissimo quantitativo di zainetti e materiale di cancelleria - guarda caso arrivati all’inizio dell’anno scolastico- sequestrati nel porto di Gioia Tauro nell’ambito dei controlli da parte dei militari della Guardia di Finanza “ai quali va il nostro ringraziamento”. Un danno quello dei prodotti taroccati che oltre che economico rappresenta anche un pericolo per la salute perché come si legge nella notizia “fatti con prodotti scadenti e tossici”.[MORE] Molinaro ricorda che la Coldiretti Calabria aveva lanciato l’allarme nel corso di un presidio di imprenditori agricoli e cittadini lo scorso 7 luglio svolto proprio presso il porto di Gioia Tauro, sottolineando che occorreva incentivare l’impegno di legalità e trasparenza nel settore primario per quanto riguarda la provenienza dei “succhi di agrumi” ed altre derrate alimentari che, provenendo da chissà quale parte del mondo –arrivano a Gioia Tauro –e vengono immesse sfacciatamente in commercio come cibo italiano con un furto di identità e di immagine, che toglie valore aggiunto al territorio e vede sottopagati i nostri prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori. Certamente i controlli sono complicati ma ormai questa è diventata una vera e propria emergenza- aggiunge Molinaro - ribadiamo che occorre potenziare l’istituto fitopatologico regionale presso il porto di Gioia Tauro: e questo è compito della Regione. Dobbiamo far si che il Porto, uno dei più importanti d’Europa sia una risorsa e centrale per il tessuto economico calabrese e non essere luogo dove a farla da padrone è merce e produzioni agroalimentari taroccate che impoveriscono i territori. Certamente –conclude Molinaro -controllare i container uno ad uno è impresa quasi impossibile, ma potenziando il personale utilizzando –se possibile - quello inoccupato o precario si potrebbero avere ritorni importanti dal punto di vista economico oltre a scoraggiare questo “mare” di contraffazioni che purtroppo arriva in modo copioso: anche questi sono percorsi di legalità di cui la Calabria ha bisogno