Coldiretti Calabria: questione sulle uve invendute nel cirotano
Economia Calabria

Coldiretti Calabria: questione sulle uve invendute nel cirotano

venerdì 24 settembre, 2010

Una vicenda non più sostenibile socialmente ed economicamente
Occorrono più controlli su uve e mosti che arrivano da altre zone
L’obiettivo è di, rendere il mercato del vino più efficiente, trasparente e competitivo

“Mentre ci si prepara a staccare i primi grappoli si ripropone l’annoso problema delle uve invendute-stimate tra i 15 e i 20mila quintali il 20% della produzione- nel comprensorio del cirotano, un territorio rinomato e conosciuto internazionalmente proprio per il suo pregiato nettare, che in questi anni ha fatto passi da gigante proprio facendo leva su un sistema vitivinicolo fatto di importanti e primari produttori e cantine”. [MORE]Da questa considerazione il Presidente della Coldiretti Calabria Pietro Molinaro, parte nel commentare quello che puntualmente sembra diventare purtroppo il problema più importante dell’agricoltura e dell’agroalimentare calabrese. E’ chiaro a tutti –continua Molinaro -che continuando così “siamo “fuori tema e fuori dal mercato” soprattutto in un periodo di drammatiche turbolenze, l’impegno deve essere verso regole di spesa più rigorose e controlli più efficienti ma, purtroppo, continuiamo a impiegare risorse pubbliche in modo inutile, se non dannoso e anche qui è chiaro che questo non è più socialmente ed economicamente sostenibile.

 

L’impegno della Regione Calabria di chiedere al Ministero di aprire la distillazione di crisi per i vini, come fatto da altre Regioni, è positivo ma bisogna legarlo ad un progetto di ristrutturazione del comparto regionale. Nonostante il sistema economico stia cambiando velocemente, i problemi, e le relative soluzioni, non sono mutate in modo sostanziale nel corso del tempo. A questo punto –prosegue Molinaro –una riflessione si impone! Vi è il fondato sospetto che uve o mosti arrivino da altre zone e quindi è evidente che ci sono lacune nel sistema dei controlli e a tal proposito si rende necessario una razionalizzazione e riorganizzazione delle competenze, dando strumenti rapidi e incisivi per evitare che si creino aree grigie che possono incentivare comportamenti elusivi o illeciti a danno proprio del territorio del cirotano e dei produttori.

 

La confusione invece regna sovrana con inutili sovrapposizioni e soprattutto con una mancanza di chiarezza circa l’attribuzione di responsabilità per gli interventi preventivi e successivi ed ognuno utilizza il suo linguaggio, i suoi poteri e mezzi di persuasione. Riequilibrare poi domanda e offerta è l’obiettivo che dobbiamo assolutamente perseguire anche perché è alquanto improbabile che tutte le bottiglie di vino che si vendono delle varie tipologie che richiamano il cirotano provengono dai vigneti impiantati sul territorio. Certamente occorre con le strumentazioni che ci sono garantire una via d’uscita agli imprenditori che non riescono più a essere competitivi, aiutandoli a riconvertire la produzione degli ettari di vigneto –circa 200 - con varietà di uve che possono essere assorbite dal mercato puntando sulla qualità e non sulla quantità. Gli obiettivi dichiarati devono essere “migliorare la competitività dei produttori di vino e rafforzare la notorietà dei vini del carotano.

“Di operazioni tampone–conclude Molinaro –dobbiamo farne assolutamente a meno, anche perché rischiano di diventare concorrenza sleale nei confronti delle imprese virtuose che con investimenti da anni valorizzano il nostro vino nel mondo.
 


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