Politica
Cisal: una vera e coraggiosa riforma della giustizia e di tutta la PA per rilanciare il paese
ROMA, 17 MARZO 2014 - I nodi, come si sa , prima o poi vengono al pettine. Quanto sta accadendo, sempre più, nella Giustizia, o meglio nella sua inadeguata gestione – a cui è necessario porre un definitivo freno prima e rimedio poi - da un po’ di anni in qua, sembra esserne una palese testimonianza. E’ quanto afferma Paola Saraceni, Segretario Generale del dipartimento Ministeri-Sicurezza e Presidenza del consiglio dei Ministri della CISAL Fpc, a seguito della diffusione della notizia dell’ultimo provvedimento adottato in ambito Giudiziario, nella capitale. A Roma, causa la grave carenza di personale giudiziario, il Presidente del Tribunale e il Procuratore della Repubblica di comune accordo, con il placet del CSM e complice l’assordante silenzio della politica, hanno preso una decisione senza precedenti: lo svolgimento di un numero chiuso, non più di 12mila, di processi l’anno.
La Cisal – ha chiosato il Segretario del Dipartimento – contrariamente a quanto sostenuto dai due firmatari del provvedimento, ritiene che tale decisione non solo non risolverà il problema, ma rischia seriamente di compromettere, definitivamente, il già incrinato rapporto tra i cittadini italiani e la giustizia che non funziona a dovere. Non è ammissibile – il rischio nonostante le rassicurazioni dei due alti magistrati è concreto – avere dei processi più urgenti ed importanti, per così dire di serie “A” ed altri, con priorità inferiore, di serie “B”. I processi meno rilevanti (secondo i criteri d’individuazione che saranno adottati) rischiano di finire dinanzi ad un giudice in tempi biblici, con buona pace dei cittadini che attendono una sentenza.
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La Cisal – ha proseguito la dirigente sindacale - ribadisce il proprio No ad amnistie fatte tanto per non incorrere a sanzioni U.E. e che non risolvono assolutamente ne il problema del sovraffollamento carceri, ne tantomeno e di conseguenza, quello del rispetto dei diritti umani. Il sindacato di via Torino conferma, inoltre, la propria contrarietà all’adottato decreto di rivisitazione della geografia giudiziaria che, così per come è stata prevista (soppressione e/o accorpamento di numerosi tribunali, con il conseguente trasferimento di tutti i fascicoli ivi esistenti in altre sedi ove, causa la notissima e pesante carenza di personale, già non si riusciva a portare avanti il carico di lavoro esistente), si sta rivelando solo una mera operazione contabile che comunque non solo non produrrà una concreta riduzione dei costi della spesa pubblica in tema di giustizia, ma comporterà una paralisi dell’attività dei tribunali superstiti e, quindi, renderà la giustizia sempre più inefficace ed inefficiente a danno dei cittadini.
Allo stesso tempo, ancora una volta, il Dipartimento di Cisal Fpc, dice basta ad una spending review fatta sulla pelle di alcune categorie di lavoratori pubblici che comporterà un’accentuazione della distanza esistente tra cittadini e Stato. Possibile che fino a oggi, la politica, non abbia saputo trovare niente di meglio che queste singolari soluzioni per tentare di risolvere, una volta per tutte, il problema del sistema giustizia in Italia?
Possibile mai che ad esempio, per tenere aperti degli Uffici del giudice di Pace, si debba ricorrere alla buona volontà ( e ancor più all’eventuale disponibilità finanziaria) di taluni Enti locali?
E’ ora di dire basta a provvedimenti d’urgenza, tampone e alle volte a dir poco bizzarri, che nulla hanno sinora risolto e che nulla possono, in futuro, risolvere. E’ come se in Italia, complice anche un errato decentramento, convivessero due concezioni di Stato. Una, dello Stato centrale, con proprie idee e obiettivi ed l’altra, di Stato “periferico”, anch’esso con proprie idee e obiettivi, non coincidenti però e purtroppo, con il primo.
Per porre fine a questo grande caos occorre una vera e coraggiosa riforma della giustizia in primis, ma dell’intera Pubblica Amministrazione, più in generale. Noi della Cisal una soluzione, o meglio più d’una, a seconda dei diversi ambiti della giustizia, l’abbiamo individuata ed esposta ai nostri interlocutori parlamentari e non.
Il Sindacato di cui rappresento un Dipartimento, ad esempio – ha proseguito la Dirigente sindacale - come già dichiarato più volte in precedenza, ribadisce ancora una volta con forza, che il personale giudiziario deve – con urgenza – uscire dal comparto ministeri e confluire in apposito altro contratto pubblico insieme ai magistrati, al cui fianco lavorano quotidianamente. E’ a nostro avviso, piuttosto, necessario cambiare modalità di lavoro dei dipendenti giudiziari che hanno a che fare con procedure estremamente farraginose, inutili e ripetitive così stabilite in un momento storico in cui il personale che doveva attuarle era molto più numeroso di oggi. Ad oggi, invece, complice il blocco del turnover e delle retribuzioni, il personale giudiziario, sempre più esiguo, lavora in condizioni di forte stress psico-fisico e sempre con lo stesso stipendio, nonostante l’enorme aumento del carico di lavoro pro-capite.
Cisal, ancora, ribadisce l’importanza della creazione dei ruoli tecnici per il personale dell’Amministrazione Penitenziaria, in quanto donne e uomini con competenze particolari, ben delineate e specifiche, nonché atipiche rispetto agli altri dipendenti pubblici. Siamo pronti - ha concluso la Saraceni - ad esporre le nostre ipotesi di soluzione del problema, concretamente e con dovizia di particolari quando ci verrà data l’opportunità di farlo, sulla giustizia ma non solo, anche e ancor di più, al Signor Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro della Giustizia Orlando.
(notizia segnalata da Antonello Iuliano)