Politica

'Circolare Craxi', come lo Stato proteggeva i suoi segreti

ROMA, 6 SETTEMBRE 2014 - La strage di Ustica, quella di Bologna, la vicenda di Ilaria Alpi. E poi Gladio, il sequestro Moro e le attività delle Brigate Rosse. Tante, troppe le stragi dai lati oscuri in Italia. Casi mai risolti, o forse risolti, ma dai risvolti troppo complicati, che lo Stato non avrebbe mai potuto rivelare. Per paura di incrinare rapporti delicati, come quelli con gli Stati Uniti, o forse per non ammettere quanto di marcio e deviato ci poteva essere nelle stanze chiuse dei servizi segreti.

Lo sapeva bene Bettino Craxi, conoscitore come pochi dei segreti che lo Stato Italiano custodisce nei suoi archivi, accessibili da soli pochi eletti. Vietati anche a chi, rappresentante della legge, indaga per far luce e giustizia sui troppi episodi che ancora, dopo anni, chiedono verità.
E proprio quei segreti, l'ex Presidente del Consiglio socialista, voleva proteggere quando inviò, il 30 luglio 1985, ai Ministri di Interni e Difesa, allora Scalfaro e Spadolini, e ai direttori dei servizi segreti civili e militari Sismi e Sisde, la cossidetta 'Circolare Craxi'.

[MORE]Un'informativa in cui elencava tutte le informazioni da non corrispondere ai magistrati che indagavano su quelle stragi dai troppi lati oscuri. Craxi si preoccupava di dare istruzioni precise su come applicare l'articolo 12 della legge 801 sui servizi segreti. Raccomandazioni volte a non fare uscire a galla confidenze e informazioni, forse scomode e indecenti per i 'poteri forti'.
Non rivelare i compiti e l’impiego dei servizi segreti. Non rivelare le strutture, le operazioni e le attività di intelligence, le infrastrutture e i poli operativi. Non spiegare ai pm il funzionamento di impianti reti di telecomunicazione e dei radar. Come quei radar che mai hanno aiutato a fare chiarezza sui compianti concittadini vittime della strage di Ustica. Celare quelle informazioni dietro la motivazione che 'la diffusione di certe informazioni sia idonea a recar danno alla integrità dello Stato democratico': questo indicava Craxi nella circolare, ciò che doveva fare chi era sottoposto a interrogatorio da parte dei magistrati.

Emerge perciò un dato chiave. Chi ha sfruttato tutte le proprie forze per risolvere i misteri della Repubblica, trovava un ostacolo imprevisto: lo Stato e i suoi uomini, impegnati in un'opera di occultamento e depistaggi. 'Agenti segreti' che lavoravano per lo Stato, e contro lo Stato.
Non è dato sapere fino a che anno quella circolare sia stata efficace a fornire la complicità, anche se indiretta, dello Stato, utile a coprire i veri colpevoli attraverso il mantenimento del silenzio.
Proprio come indicava Craxi nella sua circolare, pubblicata solo dopo ventinove anni dalla sua emissione, persa fra le carte, ora desecretate, sull'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.

Segreti di Stato. Di uno Stato che, pur di proteggersi, ostacola il regolare corso della giustizia.


Salvatore Remorgida