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CIP Sardegna: Manolo Cattari presenta il suo libro creato per Agitamus 2019

CAGLIARI, 24 LUGLIO 2019 - A volte sono le ombre che diventano fedeli alleate nel porre fine alle tribolazioni interiori. Potrebbero confermarlo tutti gli attori protagonisti che fino a questo momento hanno preso parte al Progetto Agitamus, promosso e sviluppato dal CIP Sardegna su un programma particolareggiato stilato dallo psicologo dello sport Manolo Cattari, appoggiato in pieno e finanziato dalla Regione Sardegna.

Nei vari percorsi scolastici degli Istituti comprensivi abbracciati, alunni, docenti, psicologi e atleti paralimpici hanno trovato gli stimoli per sfidare con più determinazione le parti più oscure della propria personalità.

I moduli caratterizzanti il primo semestre di Agitamus 2019 riservano identica iniziazione agli allievi delle scuole medie: la visione di un video ispirato al racconto scritto dallo stesso Manolo Cattari dal titolo “Il Girasole di unpoquaunpolà”. Con la voce dell’attore Pierangelo Sanna si racconta la cornice narrativa che costituisce l’imbastitura di Agitamus. E infatti gli scolari seguono autonomamente la traccia iniziale, specie durante i dialoghi sinceri e appassionati con i paralimpici.

E così il racconto del Girasole (che viene piegato a metà dalla disperazione di un gattone nero inseguito da un cane arrabbiato e che alla fine non potendo più beneficiare dei raggi solari, trova conforto nelle luci lunari), diventa un dialogo interiore, splendidamente spiegato dalle illustrazioni di Raffaele Pikereddu, abile con matite e pennarelli nel dare anima e personalità ad un fiore.

Già distribuito alle dodici scuole che hanno aderito ad Agitamus, il libro subirà stessa prassi per i prossimi ventisei Istituti Comprensivi che da ottobre si immergeranno nell’appassionante percorso.

Portata alle stampe grazie al connubio tra CIP Sardegna e PMG Italia, l’azienda che garantisce maggiore mobilità alle persone disabili, l’opera è stata apprezzata ad ampio spettro.

In questi mesi estivi lo staff del progetto lavora volenterosamente per iniziare nel migliore dei modi la nuova esperienza. E lo stesso Manolo Cattari ha già messo a punto il team di psicologi chiamati a dirigere i vari moduli, con lo scopo di immedesimare i piccoli discenti nella vita di uno sportivo che affronta il mondo sfoderando potenzialità differenti.

 

LE OSCURITA’ E LE ANSIE PORTANO ANCHE QUALCOSA DI BUONO: PARLA MANOLO CATTARI

Uno psicologo che sa mettersi sullo stesso piano dei suoi interlocutori, facendo intravedere le proprie debolezze. Manolo Cattari riesce a trarre il meglio dai suoi pazienti o dai colleghi che coordina agevolato da questa virtù. Spesso è capitato, infatti, che gli studenti, scrutando nella profondità dei propri animi, si siano aperti all’esterno.

Nell’edizione del 2018, prima che Il Girasole di Unpoquaunpolà venisse alla luce, nelle classi veniva proiettato Il Pentolino di Antonino. “Era una storia molto bella ma diversa – chiarisce Manolo Cattari – perché ha un aspetto relazionale ma non c’è il lavorio interiore che arrovella la mente, come invece capita con il Girasole. Insomma nel primo caso affiorava la disabilità, nel secondo la diversità, concetti simili ma non aderentissimi.

Tutto è cominciato sei anni fa..

Mia moglie era in attesa del nostro primogenito. E all’epoca collaboravo con una amica costretta a stare in carrozzina perché vittima di un incidente che avvenne nel giorno del mio compleanno. Quando mi interpellò ricopriva un ruolo politico in un’amministrazione comunale Mi chiese di fare alcuni interventi presso le associazioni locali, elaborando insieme uno sportello di psicologia dello sport. Un servizio a mio avviso bellissimo in cui tutte le associazioni potevano trovare un aiuto nella mia figura. La mia interlocutrice è sempre stata molto attenta a questi temi.

Ma il rapporto di lavoro non è finito lì..

Dopo l’esperienza allo sportello mi ha richiamato qualche anno dopo chiedendomi di sviluppare un percorso per lei. In tanti sono arrivati a me conoscendomi sotto l’aspetto sportivo, ma nella professione che esercito, in realtà sono un clinico. Sin quando non si fa un vero cammino di elaborazione, quella dello psicologo è una figura che si respinge. E anche la mia interlocutrice inizialmente era abbastanza scettica.

Però..

Ha cominciato a parlarmi della sua vita, incentrando maggiormente su di sé la valenza dei nostri colloqui. Alla fine delle sedute ho sentito la necessità di archiviare definitivamente quell’esperienza scrivendo una storia, anche per placare un mio stato d’ansia che ancora oggi contrassegna la mia vita. Mentre la abbozzavo mi sono reso conto che lo spunto di partenza me lo diede lei attraverso alcuni elementi segnanti come l’incidente, il compleanno festeggiato al contrario, la rabbia verso gli altri.

Qual è la peculiarità del Girasole?

E’ una storia molto intrapsichica, fondamentalmente trattasi di un dialogo interiore, un lavoro su di sé, senza nessuna interazione con l’esterno. Non c’è mai un altro.

Mi sono reso conto che in realtà stavo scrivendo di me e della mia grande difficoltà di cui accennavo prima. Constatando inoltre come questo tipo di narrazione riesca ad aprire i ragazzi che di conseguenza valorizzano la propria diversità durante i moduli affrontati in classe.

Non c’è un finale ben definito

Infatti il racconto è rimasto a vegetare per tanti anni. Lo feci leggere ad un po’ di persone che l’han trovato interessante, ma niente di più. Addirittura avevo pensato di regalarlo agli associati dell’AlbatroSS, la società che ho fondato e che lavora con la disabilità, sia fisica, sia intellettiva.

Cinque anni dopo ho riaperto questa cartella che avevo sul PC e il girasole ha fatto breccia proprio nel periodo in cui stava prendendo piede Agitamus.

E quindi hai ritoccato qualcosa?

Ho avuto molta difficoltà a chiuderlo, così si spiega la lunga sospensione; il bandolo della matassa alla fine però è stato trovato. Anche perché la storia è nata al contrario: non ho pensato al girasole che incontra la luna sviluppando il tutto a ritroso. Cercavo una soluzione che in realtà non aveva ragion d’essere. Scoprire la luna non è una soluzione, lui rimane piegato comunque, ma questo epilogo è giunto senza forzature.

C’è una morale dietro questa opzione?

Il Girasole arriva ad un compromesso quando si abbandona e smette di cercare: è una cosa tipica sia di chi rimane vittima di un incidente, sia di chi convive con gli stati ansiosi; si va a caccia di risposte nel fare le cose, e invece arrivano nel momento in cui ti rendi inoperoso e decidi di affrontare il tuo lato oscuro. La parola “ombra” viene citata spesso nel racconto. Sono aspetti della storia a cui sono particolarmente affezionato. Accade spesso anche tra i miei pazienti: si rendono conto di scoprire alcune cose di sé, avendo il coraggio di tirare fuori quello che sono veramente.

Anche i disegni di Raffaele Pikereddu hanno reso bene l’idea..

Mi ricorda molto Andrea Pazienza. Lo trovo un artista iperattivo, infatti è stato capace di disegnare una tavola al giorno. E a lui è spettato il compito più difficile per una storia di quel tipo e che ha un grande limite perché i bambini si identificano sugli animali. Invece è riuscito a rendere emotivo ed umano un fiore senza che i piccoli lettori si rendessero conto delle differenze. E poi essendo una storia intrapsichica non aveva molto da spaziare con i personaggi e anche in questo caso si è barcamenato alla perfezione.

Ci sono speranze che nel secondo semestre di Agitamus il Girasole prenda piede anche nelle classi di quinta elementare?

Ho pensato che la parte metacognitiva poteva essere utile esclusivamente per gli alunni della scuola media. Si è andati in stampa, e la sensazione ha avuto conferma nel feed back con le medie perché in realtà la storia non tratta la disabilità, bensì la diversità. Non escludo niente, neanche l’approccio con i più piccoli che potrebbe comunque funzionare.

Ringraziamenti da fare?

Al Progetto AlbatroSS, alla PMG che ha sopportato i costi di stampa e ovviamente al CIP Sardegna.