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Cina: un super miliardario nel Comitato centrale del Partito Comunista

FIRENZE, 27 SETTEMBRE 2011- Proletari di tutto il mondo unitevi, tuonava il vecchio caro "Manifesto del Partito Comunista" di Karl Marx e Friedrich Engels. Tuttavia se ti chiami Liang Wengen, sei l’uomo più ricco della Cina e disponi di un patrimonio di 9,3 miliardi di dollari, ormai, nulla ti vieta di entrare a far parte del Comitato centrale del Pcc. Il confine tra politica e fantapolitica è piuttosto labile, oltrepassare questa immaginaria linea di confine, non ce ne vogliano i politici e i politicanti, è piuttosto facile e non certo un motivo di vanto. [MORE]

Le ideologie comuniste sono crollate in Europa con il muro di Berlino, e laddove avessero, in qualche modo resistito, hanno assistito ad un ridimensionamento politico e a delle vere e proprie crisi “esistenziali” che hanno spesso portato a dei dietro-front e a delle prese di distanza da ciò che fu. Nel panorama comunista la Cina ha, però, resistito e anzi si è addirittura rafforzata con tutte le sue indubbie evoluzioni politiche, economiche e sociali. Negli ultimi decenni la Cina è divenuta un autentico colosso economico prendendo alla lettera l’invito-esortazione “Arricchitevi” di Deng Xiaoping del 1979.

Tuttavia, immaginare che un Paperon de Paperoni cinese entrasse nel più importante organo del partito, se non lascia sbigottiti, crea inevitabilmente un certo stupore. Liang sarebbe il primo capitalista di un grande gruppo privato ad entrare nel cc del Partito Comunista, come sottolinea il quotidiano Global Times. Sebbene occorra precisare come altri top manager, come il Ceo della Haier Zhang Ruimin e il presidente della Sinopec Li Yi, siano già presenti nel Comitato, con la rilevante differenza che le loro imprese sono statali.

Nel caso in cui la candidatura venisse accettata durante il diciottesimo congresso del Pcc, nell'autunno 2012, Liang Wengen diventerebbe il primo uomo d'affari del settore privato a far parte del Comitato centrale, composto da circa 200 alti responsabili. Liang entrerebbe in qualità di membro supplente, non avendo perciò la possibilità né di votare, né di far parte dei membri con pieni diritti, se non al ritiro o alla morte di uno di loro.

Al di là delle opportune e doverose precisazioni tecniche sul suo eventuale ruolo, rimane la straordinarietà del fatto. Ormai, anche i più nostalgici e irriducibili compagni, dovranno rassegnarsi all’amara idea di una “gauche caviar” sotto la Grande Muraglia.

 Davide Scaglione