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Cime tempestose in Laguna: a Venezia l'adattamento di Andrea Arnold

VENEZIA, 6 SETTEMBRE 2011 - La malìa sul cinema di "Cime tempestose", capolavoro di Emily Bronte, pare lungi dall'essersi esaurita. Il cupo classico letterario del 1847, già trasposto numerose volte sul grande schermo, ha conosciuto di recente un'ulteriore rilettura, questa volta da parte di Andrea Arnold. Una rilettura quantomeno audace, se si considera che, oltre al tono dark al quale ormai lo spettatore sta facendo il callo in tema di adattamenti - il Dorian Gray di Oliver Parker vi dice nulla? - di "dark" c'è, nel senso più fisico del termine, il colore della pelle del protagonista: il debuttante Solomon Glave nella versione giovanile, James Howson in quella adulta. Per una storia ambientata nella brughiera inglese del Settecento, appare una licenza poetica piuttosto singolare.[MORE]

Un azzardo, forse, ma tutt'altro che privo di senso. Come ha spiegato la regista, si è trattato di rendere evidente il lato "oscuro" del personaggio, manifestare la sua diversità: gli abusi e le persecuzioni sofferte sarebbero, infatti, alla base della sua frenesia, secondo l'interpretazione della Arnold. L'autrice ha sottolineato come, a suo dire, non si tratti di un tradimento dell'originale, poichè ad una lettura attenta dell'originale della Bronte, si faticherebbe a ricavare effettive indicazioni sul colore bianco della pelle del protagonista, anzi, la Arnold sostiene che da ogni descrizione parrebbe piuttosto vero il contrario. La tesi resta tuttavia discutibile, considerando che tutt'al più la memoria letteraria darebbe da pensare ad un gitano, ma non ad un nero.

Altra differenza rilevata tra pellicola e romanzo - e questa sembra abbastanza sostanziale! - è che la regista ha scelto di tagliare interamente la seconda parte del libro, concentrandosi sulla prima. Vediamo allora il bambino di colore Heathcliff arrivare nella casa della giovanissima Cathy (da giovane Shannon Beer, da adulta Kaya Scodelario) e venire adottato dal padre di lei. La sintonia tra i due, fuori da ogni schema, precipiterà alla morte del papà, allorchè l'ambiente diverrà ostile al trovatello, proprio mentre l'empatia tra i due si tramuterà in sentimento irrefrenabile e fatale.

La regista ha descritto la trasposizione del romanzo come un "viaggio", arrivando persino ad osservare come il protagonista sia diventato per lei "un'ossessione". La Arnold ha spiegato inoltre di aver filmato la natura per sottolineare la presenza in ciascuno di noi di un istinto animalesco.

La reazione da parte di critica e pubblico, intanto, è stata piuttosto controversa: fischi ed applausi per un'opera indubbiamente coraggiosa, sebbene discutibile.

Antonio Maiorino