Cronaca

Ciancio: Catanzaro prenda esempio dal coraggio di Don Pino Puglisi

(riflessione a 19 anni dalla tragica uccisione del Beato Don Pino Puglisi)
Catanzaro 15 settembre 2012 - "Oggi, 15 Settembre 2012, dovrebbe rappresentare per tutti noi una data speciale in memoria dell’esempio e del coraggio di Don Pino Puglisi. Doppiamente cruciale, doppiamente significativa poiché, parallelamente al Suo 75simo anno di nascita, ricorre il XIX anniversario della Sua “nascita in cielo”. Una vita vissuta all’insegna della solidarietà, al servizio dei giovani dei quartieri più emarginati, silenziosa, umile, pacata, lontana dalla visibilità e dal clamore.

Una testimonianza di santità posta al servizio di una piaga sociale che non ha risparmiato e non risparmia tuttora i giovani, colpendoli e privandoli di prospettive sociali sane. Una testimonianza di fede autentica stroncata (ma solo sulla carta) dalle tenebre, dalla sopraffazione e dalla violenza brutale della mafia; sulla carta perché due assassini Lo hanno strappato dall’ombra dove operava senza enfasi, senza retorica ma con la tenace determinazione dell’operaio del Vangelo, per mostrarLo in piena luce e consegnarLo definitivamente alla memoria collettiva. “Più che uccidermi non possono fare”.

Così Don Pino Puglisi, rispondeva sorridendo a coloro che Lo invitavano alla prudenza e al ripensamento quando sceglieva di non cedere alle lusinghe e ai ricatti dei mafiosi. Già allora Lo definivano “eroe”, “prete- coraggio”, “prete anti-mafia” ma Lui controbatteva con la schiettezza e semplicità d’animo che Lo caratterizzava, ammettendo di non conoscere e di non comprendere il prefisso “- anti”, segno della profonda coerenza e umanità con il quale praticava il Suo ministero. [MORE]

"Chi diede l'ordine di ucciderlo – testimonia Mons. Bertolone, postulatore della causa di beatificazione di Don Pino Puglisi nonché nostro amato Arcivescovo - lo fece non per eliminare un pericoloso nemico, alla stregua di magistrati, giornalisti, esponenti delle forze dell'ordine e della societa' civile ma per cercare di fermare un luminoso testimone di fede". E adesso, dopo un lungo e complesso processo canonico, è arrivato il decreto con cui Papa Benedetto XVI ha riconosciuto il “martirio in odium fidei” del sacerdote e ne autorizza l'auspicata beatificazione nei prossimi mesi.
Ritengo, però, che Don Pino Puglisi non debba essere ricordato e celebrato come un prete “eccezionale” , “straordinario” ma come un prete “ normale”, “vero”, che ha cercato di vivere la sua missione sacerdotale con la forza della coerenza e l’armonia della lealtà. Don Pino Puglisi non usava parole complicate, non compieva gesti clamorosi; viveva straordinariamente l’ordinario, raccontando a tutti la fede semplice del Vangelo tradotta con l’umanità del pastore che chiama i suoi figli ed è sempre pronto ad accoglierli.

L’opera di Puglisi si potrebbe riassumere più sinteticamente in tre punti: “la Parola, le parole e i fatti”. La “Parola” di Dio predicata con passione e intensità durante il proprio ministero, le “Parole” con cui è divenuto possibile trasmettere l’amore di Cristo e scuotere le coscienze della gente ed infine i “fatti” che testimoniano alla storia come Don Pino Puglisi abbia aiutato tanti giovani ad uscire dal tunnel della paura e dell’ignoranza. Don Pino Puglisi è stato quindi un uomo che ha portato a compimento il suo dovere fino in fondo.

La Sua immagine non dovrebbe rimanere impressa in santini e libri di spiritualità ma nei cuori di tutti noi cittadini del Mezzogiorno. Il Suo messaggio dovrebbe essere incessantemente veicolato come monito nella lotta per la legalità e la denuncia sociale. Il martirio di Don Pino Puglisi dovrebbe indurre a riflettere i nostri amministratori locali e i nostri operatori di giustizia. Dovrebbe incoraggiare tutti a sentirsi responsabili riguardo alla costruzione della pace e del bene comune perché Don Pino non è stato solo il chicco di grano che si è lasciato gettare nella terra, dove marcire per dare frutto ma è stato un chicco di grano che si è lasciato porre sotto la macina, stritolare e ridurre a farina. Ma la farina, solo incontrando il lievito, si arricchisce di fermenti che l’aiutano a crescere e a divenire pane digeribile e soprattutto conservabile. E quel lievito è nelle mani di chi crede oggi a un mondo diverso, a chi si è impegnato e vuole impegnarsi ancora come Don Pino a costruire una realtà nuova, densa di amore e altruismo.

La nostra e le altre città prendano esempio dalla testimonianza vivissima e limpida di questo prete palermitano. Don Pino Puglisi ci insegna che non è poi così assurdo vivere e crescere i propri figli nel rispetto della legalità, della dignità e della libertà personale anche in un Sud schiavo dell’impossibilità di governare bene, in un Sud sempre più solo e schiavo di se stesso”.


Sebastian Ciancio
Presidente della FUCI
(Federazione Universitaria Cattolica Italiana) di Catanzaro