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Catanzaro 25 luglio 2012 - Sono stati definiti da qualche giorno i criteri che verranno adottati nella razionalizzazione delle Province italiane richiesta dai tagli della famigerata "spending review". Una delle conseguenze di questa manovra sarà in Calabria la soppressione delle province "nuove" ovvero quelle di Vibo Valentia e Crotone che non rientrano demograficamente nei parametri richiesti.
Si procederà dunque all’accorpamento delle due province calabresi “cancellate” dal Governo dopo appena vent’anni di esistenza. In attesa del riscontro istituzionale ai documenti di disaccordo sottoscritti congiuntamente da diversi Presidenti provinciali italiani, è già d’obbligo pensare a quale formula possa essere prevista per le province accorpate.
A mio modo di vedere, una soluzione auspicabile potrebbe rilevarsi la collaudata unione “aeque principaliter”, modello di matrice ecclesiale che portò diversi benefici a partire dal 1986, quando la Chiesa decise di accorpare una o più sedi vescovili della penisola. Il linguaggio canonico scelse questa espressione “aeque principaliter”, ossia “egualmente importanti”, per qualificare la fusione di più diocesi permettendo una più corretta considerazione delle singole unità episcopali ed evitando così questioni di predominanza sul territorio regionale.[MORE]
Inoltre la Chiesa aggiunse alla denominazione della diocesi maggiore quella della minore accorpata ( es: Reggio Calabria-Bova, Rossano-Cariati, Catanzaro-Squillace, Crotone-Santa Severina,ecc… ), in maniera tale che accanto alla cattedrale vi fosse una concattedrale nell’episcopio minore. Su quest’esempio, bisognerebbe dunque calibrare il decentramento dei poteri pubblici statali, lasciando almeno nei comuni “minori” alcuni uffici periferici.
Questo processo di revisione delle Province avviato con il decreto sulla ”spending review” dovrebbe rappresentare oltre che una misura garantita di risparmio pubblico un’opportunità per riorganizzare seriamente il sistema amministrativo italiano, crollato progressivamente in questi ultimi dieci anni. Siamo di fronte ad un passaggio delicato, una sfida importante quanto necessaria per le nostre comunità locali. Occorrerebbe da parte dei nostri amministratori una visione strategica comune e di ampio respiro, perché sbaglieremmo se ci limitassimo ad un approccio partitico e polemico alla questione, alimentando vane discussioni dietro il tentativo di conciliare esclusivamente numeri e dati.
Sebastian Ciancio
Presidente FUCI
(Federazione Universitaria Cattolica Italiana) di Catanzaro