Ci sono delle regole per attuare la carita' e l'accoglienza?
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Carità e accoglienza sono i punti cruciali delle domande di Beatrice e Angela. Risponde don Francesco Brancaccio.
R.Ciao Beatrice
Usi il termine “carità” e in quella parola c’è tutto. Sai da dove viene? No, non voglio fare un discorso sull’etimologia della parola “carità”. Intendo dire che la carità viene dal cuore di Cristo, e nel cuore di Cristo abita il Padre con tutta la potenza dello Spirito Santo. E Dio non “fa” la carità… No, Dio “è” carità. L’amore è la natura di Dio. Dio è Colui che dona se stesso.
E noi cristiani siamo chiamati alla carità. È la virtù con cui possiamo amare attingendo dallo stesso amore che Dio ha per noi. Anzi, con lo stesso amore di Dio. È la virtù con la quale possiamo rendere presente l’amore di Dio a beneficio del prossimo. Dio può amare il nostro prossimo, il nostro vicino, passando attraverso il dono che noi facciamo di noi stessi.[MORE]
Difficile? Sì! Però possiamo fare sempre un passo avanti. Con la forza della preghiera, dei sacramenti, della parola del Signore. Con la grazia di Dio e la nostra buona volontà.
Torniamo alla tua vicina. Un tuo passo avanti verso di lei può essere un passo dell’amore del Signore per lei. Parti da questa certezza.
A questo punto: come fare per aiutarla senza metterla in disagio? Se mi chiedi cosa puoi fare tu in concreto, cosa dirle, in che modo presentarti, io posso risponderti facilmente: non lo so! Con questo però non mi libero della tua domanda, tutt’altro. Non so risponderti nel senso che non c’è uno schema preconfezionato per agire verso il prossimo. Ogni situazione richiede forme diverse. Però pensati strumento dell’amore di Dio. Pensa che la necessità della tua vicina, se tu la vedi e la capisci, forse altri non la vedranno; e quindi se non agisci tu, ella resterà senza quell’aiuto. Pensa che il bene che puoi fare tu per lei forse altri non lo potranno fare. Considera anche che nella carità si fa il bene senza che questo appaia “ingombrante” per chi lo riceve: in modo garbato, non appariscente, di certo non umiliante. L’altro quasi non si accorge del “sacrificio” che tu hai potuto fare, e neanche la mano sinistra si accorge di quello che fa la destra.
Ora, con questa consapevolezza, la domanda che hai posto a me, rivolgila al Signore. Lui conosce te e la tua vicina e sa cosa è giusto fare. Chiedi a Lui le virtù e le modalità che servono in questi casi: saggezza, delicatezza, semplicità, umiltà. Vivi questa situazione nella preghiera, rifletti, e agisci nel modo che avrai potuto valutare come più adatto. Poi affida ancora al Signore i frutti del tuo intervento e disponiti a proseguire in quest’opera nel modo che ti apparirà più indicato per il bene del tuo prossimo.
D.Come posso fare l'accoglienza nella mia parrocchia senza creare disturbo? Ci sono delle regole ben precise da seguire? datemi un consiglio. Grazie Angela da Milano
R.Ciao Angela. Ti poni una preoccupazione molto opportuna, in due sensi: in parrocchia serve la partecipazione e la corresponsabilità di tutti per andare incontro alle persone e accoglierle con familiarità nella casa del Signore; è giusto anche che tutto si faccia in spirito di comunione, con ordine e nel rispetto di carismi e ministeri di ciascuno.
Di conseguenza: dal punto di vista personale, un atteggiamento ben disposto, cordiale, accogliente verso i fratelli che incontriamo in parrocchia è una condizione che ciascuno di noi può mettere in pratica. Un saluto, un sorriso, uno scambio di parole sono gesti semplici che aiutano a costruire la comunità parrocchiale nell’unità vicendevole, nella testimonianza di fede. Questa disposizione verso l’altro, necessaria alla comunione e alla missione, è il primo requisito dell’accoglienza in parrocchia.
Poi ci sono le forme organizzate di accoglienza in parrocchia. Ci può essere un vero e proprio servizio dell’accoglienza. Ognuno può rendersi disponibile o proporsi, ma è necessario che si lasci al parroco o al ministro da lui incaricato la responsabilità di coordinare e armonizzare il servizio. Per svolgere il servizio dell’accoglienza occorrono determinati attitudini e talenti: il parroco ha la responsabilità di discernere i carismi di ciascuno e aiutarli a esprimersi secondo le proprie potenzialità e capacità. Ma probabilmente tu svolgi già questo servizio di accoglienza d’intesa con il tuo parroco e quindi non ha bisogno di questa annotazione.
Don Francesco Brancaccio
Docente di Teologia fondamentale presso l'Istituto Teologico di Cosenza
Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi, i propri interrogativi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica [email protected] . Si cercherà di fornire a tutti una risposta.