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"Chronicle", cronaca (mancata) dell'anteprima a Roma

ROMA, 4 FEBBRAIO 2012 - Nell’Italia che congela, in cui il tepore primaverile sembra un miraggio, un anticipo della primavera cinematografica si è avuto lo scorso giovedì alle 18 presso l’Anica di Roma con l’anteprima mondiale del film “Chronicle”, che da noi sbarcherà a maggio e negli States ha esordito venerdì 3 febbraio. Chi scrive ha avuto il privilegio di assistervi, ma le disposizioni dell’ufficio stampa della 20th Century Fox impediscono, con veto cordiale, di pubblicare una recensione approfondita del film a distanza così siderale dall’uscita italiana. Buon viso a cattivo gioco, dunque, per questa cronaca mancata: ciò non toglie, infatti, che almeno due parole si possano dire.

Josh Trank, regista televisivo all’esordio sul grande schermo, mette in scena l’originale sceneggiatura di Max Landis (figlio d’arte) sul poco originale tema dei "superpoteri per caso". La storia, nella forma del mockumentary, è quella di tre amici delle scuole superiori cui l’esplorazione di un misterioso e luminescente luogo sotterraneo conferisce poteri speciali. La seconda esplorazione è proprio quella delle nuove, elettrizzanti capacità acquisite: e sarà tutt’altro che priva di incidenti di percorso, poiché pare che la vera straordinarietà sia nel saper gestire doti così inusitate.

Bandite le derive fumettistiche e le spettacolarizzazioni sterili, “Chronicle” combina spunti disparati ed insospettabili in un congegno narrativo, ma soprattutto visuale (found footage ragionato come pochi) appassionante ed adulto, specie nel trait d’union tra la situazione familiare e psicologica del protagonista Andrew ed i risvolti più pirotecnici (effetti speciali per larghi tratti poco appariscenti ma, ci hanno confessato, "costosi").

Piace soprattutto la trasversalità dell’opera, che resta godibile ad un recepimento superficiale per chi volesse concentrarsi sul funambolismo dei superpoteri, ma sa offrirsi, all’occhio più attento, con una molteplicità di livelli d’analisi, che spaziano dal voyeurismo insistito di quanti, nel film, non sanno separarsi dalla telecamera, ai turbamenti dell’adolescenza, fino al dilemma su cosa fare di poteri speciali piovuti dal cielo – o, in questo caso, spuntati dal suolo. [MORE]Bene gli interpreti, nota di merito per il giovane Dane DeHaan, nei panni di Andrew, il più tormentato e spregiudicato del trio di protagonisti.

Un ibrido di possibilità e generi del cinema piuttosto insolito in Italia, con oscillazioni dal thriller alla science fiction, dopo una prima parte che avrebbe dato da pensare perfino alla tipica commedia americana. Si auspica che tanta meritevole abbondanza non finisca, paradossalmente, per intimidire lo spettatore, quasi fosse un superpotere difficile da gestire.

(in alto a sinistra: Dane DeHaan - Andrew - in una scena del film)



Antonio Maiorino