Economia

Cgia Mestre: "Per pagare le tasse si deve lavorare 17 giorni in più, 3 per l'Imu"

MILANO, 18 GIUGNO 2012- Secondo le stime fatte dall’Ufficio studi della Cgia, Rispetto a dieci anni fa i contribuenti italiani lavorano 17 giorni in più per pagare i contributi dovuti, imposte e quant’altro. La causa di ciò è da imputare al progressivo aumento della tassazione avvenuto negli ultimi dieci anni. Come sottolinea la Cgia, "Se nel 2002 la pressione fiscale era pari al 40,5%, quest’anno si attesterà al 45,1%. A rilevarlo è la Cgia di Mestre che sottolinea come se la comparazione si fa con il 2011, invece, i giorni di lavoro in più sono dieci, tre di questi solo per l’Imu“.

L’Ufficio studi della Cgia, è arrivato al suddetto risultato, prendendo in esame il dato di previsione del Pil nazionale, suddividendolo poi per i 365 giorni dell’anno, ottenendo, così, un dato medio giornaliero in base. Successivamente, ha preso il gettito di imposte, tasse e contributi che i contribuenti versano allo Stato e lo ha diviso per il Pil giornaliero, ottenendo il cosiddetto “tax freedom day” che per il 2012 è “scoccato” lo scorso 14 giugno. Come ha evidenziato il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, “In virtù di questa impennata, i contribuenti italiani hanno subito un forte aumento dei giorni lavorativi necessari per soddisfare le richieste del fisco. Se 10 anni fa occorrevano 148 giorni per raggiungere il giorno di liberazione fiscale, nel 2012 si sono resi necessari ben 165 giorni lavorativi. Lavorare 165 giorni all’anno per lo Stato ci dà l’idea di quanto sia eccessivo il nostro fisco. Ormai sui contribuenti onesti grava una pressione fiscale reale che arriva a superare il 54%, un carico che non ha eguali in quasi tutta Europa”. [MORE]

Bortolussi, inoltre, aggiunge che, "Per far scivolare indietro il giorno di liberazione fiscale, dice , si deve contrarre in maniera strutturale la spesa pubblica improduttiva e ridurre le tasse. Per far questo è necessario riprendere in mano il federalismo fiscale che, a mio avviso, è l’unica strada percorribile per raggiungere questo obbiettivo. Infatti, le esperienze europee ci dicono che gli stati federali hanno un livello di tassazione ed una spesa pubblica minore, una macchina statale più snella ed efficiente ed un livello dei servizi offerti di alta qualità”.

Ed in merito all'Imu, la cui prima rata dovrà essere versata oggi, Unimpresa lancia un monito, "Fino al 40% dei proprietari potrebbe decidere di non versare entro lunedì la prima rata dell’Imu". Questo è quanto emerge da un sondaggio Unimpresa realizzato attraverso la rete dei Centri di assistenza fiscale, in vista del primo appuntamento con la nuova tassa sulla casa. In particolare, il sondaggio, che ha fatto riferimento sia alle abitazione di privati cittadini che gli immobili aziendali, "di questo 40% una parte (il 15%) potrebbe preferire aspettare l’appuntamento di dicembre col saldo finale; e un’altra fetta (il 25%) potrebbe prendere ancora più tempo e pagare entro i prossimi 12 mesi". Comunque sia, il al 60% del campione d'italiani intervistati, ha dichiarato di aver già pagato o di voler pagare entro i termini stabiliti dalla legge.

(Fonte: Il Fatto Quotidiano)

Rosy Merola