Cerimonia solenne alla Camera per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia
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ROMA, 17 MARZO - “Viva la Repubblica, Viva l’Italia unita”. Sono queste le parole con cui il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha concluso il suo discorso durante la cerimonia solenne per il 150° anno dell’Unità d’Italia.[MORE]
Napolitano nel suo lungo discorso, interrotto più volte dagli applausi dell’aula, ha espresso la sua riconoscenza a tutti coloro che hanno partecipato alle celebrazioni di questi giorni, ai cittadini, agli amministratori pubblici, ai privati, a tutte le istituzioni, alle scuole. Tutti questi soggetti hanno contribuito a diffondere un sentimento di orgoglio e fiducia nei confronti dell’impresa compiuta 150 anni fa. Nelle parole di Napolitano, l’unificazione realizzata nel 1861 è stata “un’impresa straordinaria” che ha premiato “le speranze più audaci” e ha permesso quel “passo avanti verso la modernità”, impensabile in un’Italia pre-unitaria divisa in otto stati. Napolitano ha ricordato le vicende storiche legate al Risorgimento, fatto da uomini e donne “di eccezionale levatura”, attraverso la lettura di alcuni brani scritti da Cavour, Mazzini e Salvemini. L’orgoglio per quelle imprese non significa, secondo il presidente, dimenticare quelle criticità che pure ci furono durante e dopo l’unificazione. Criticità che non devono essere negate, ma che talvolta sono diventate “semplicismi e dibattiti strumentali”. Per contro, il presidente ha espresso la sua soddisfazione per la riscoperta dell’”amor di patria” riemerso tra gli italiani, finalmente slegato dalle pagine buie del nazionalismo fascista.
Napolitano ha così ricordato anche le vicende successive all’unificazione, compresa la tragedia del fascismo, sconfitto grazie al lavoro unitario delle forze antifasciste, dei combattenti della Resistenza e dei tanti militari che si unirono alla causa antifascista. Una storia unitaria che ha permesso la realizzazione della Costituzione repubblicana del 1948. Una costituzione pur modificabile, e di fatto modificata con la riforma del titolo V, ma salda nei principi fondamentali che rappresenta. Il presidente ha espresso, inoltre, parole di esortazione al superamento di tutte le ingiustizie di cui ancora l’Italia soffre. Ha ricordato la questione sociale, la “cronica insufficienza occupazionale”, l’importanza che hanno avuto e continuano ad avere la cultura, la lingua, il patrimonio storico-artistico, la musica e il cinema. Un patrimonio che “non dovrebbe mai essere dimenticato”. Ha espresso, inoltre, la vicinanza ai militari impegnati in missioni all’estero. Un ringraziamento anche a Benedetto XVI per gli auguri inviati dal pontefice, e alla chiesa cattolica per il ruolo che ha svolto e continua a svolgere nella società italiana.
Al termine del discorso, chiuso dalle parole “Viva la Repubblica, Viva l’Italia unita”, i presenti hanno concluso la cerimonia intonando l’Inno di Mameli.