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CATANZARO 17 MARZO 2012 - Continuano all’interno dello “Spazio Alzheimer e Demenze Neuordegenerative” di Catanzaro, gestito dalla Ra.Gi Onlus, le attività dell’ “Alzheimer Cafè”. Particolarmente degne di nota sono quelle svolte all’interno dello “Spazio Alz-Help”, un percorso di formazione e sostegno, rivolto ai familiari di persone affette da demenza. Diverse, infatti, le famiglie che usufruiscono di questo servizio basato soprattutto sul principio del mutuo-aiuto.
Nei casi di malattia di Alzheimer ed altre malattie neurodegenerative, infatti, il familiare si sente spesso sommerso da tanti problemi e difficoltà che si accavallano, sentimenti contraddittori insieme a difficoltà pratiche continue che tendono a soverchiarlo. Si mischiano o si succedono collera e affetto, rifiuto e accettazione, angoscia e speranza, sollecitudine ed incomprensione, senso di colpa e razionalizzazione, rimpianti e dolci ricordi; tutte emozioni del tutto naturali e legittime.
Tuttavia il carico emotivo personale è enorme, e chi assiste ha bisogno di sviluppare un insieme di strategie per far fronte all’evoluzione della malattia. Capire le proprie emozioni può essere di aiuto nella gestione del malato, così come può essere utile per se stessi. Per tali motivi, dal mese di settembre 2011, è stato attivato questo spazio di self-help, a cadenza quindicinale, in cui la condivisione di storie di vita, esperienze e difficoltà comuni permette ai familiari di sentirsi meno soli e maggiormente compresi, di accettare ed affrontare meglio la malattia del proprio familiare e ridurre lo stress dovuto all’assistenza, migliorando la qualità della vita. Il gruppo, si basa sulla reciproca assistenza nel soddisfare bisogni comuni e vede la presenza di un “facilitatore”: la psicologa dott.ssa Giusy Genovese. [MORE]
Chi aiuta si trova spesso ad apprendere cose nuove e significative per sé stesso: lo “Spazio Alz-help”, è diventato, infatti, per ogni partecipante un momento importante per uscire dall’isolamento sociale e psicologico, trovare comprensione ed ascolto, scambiare informazioni ed esperienze. “Vivere 24 ore su 24 con un paziente affetto da Alzheimer non è semplice”, afferma la Genovese, “dai racconti dei familiari emerge un profondo senso di solitudine, che si sviluppa in seguito in timore di “dare fastidio” quando si cerca un orecchio attento alle proprie inquietudini e ai propri stati d’animo.
Una strada che conduce inevitabilmente all’isolamento. E’ questo che si cerca di evitare attraverso questi incontri di condivisione tra i caregiver”, prosegue la psicologa della Ra.Gi. “Il familiare del paziente affetto da Alzheimer, vive il “lutto della storia in comune”, della quale ormai non esiste che un solo partecipante: non condividere più lo stesso album di fotografie fa male al familiare, le foto del paziente si sbiadiscono poco a poco e diventano irrimediabilmente bianche. A questo punto”, conclude la Genovese, “è importante evitare di isolarsi nel proprio dolore e cercare aiuto e chiedere sostegno diventa di fondamentale importanza e spesso indispensabile”.