Catanzaro omicidio Scumace: confermata condanna per omicidio per Alessandro Olivo
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SELLIA MARINA ( CATANZARO 5 OTT. 2011 - La Corte di cassazione ha confermato, questa sera, la sentenza di condanna ad 8 anni di reclusione emessa dalla Corte d'assise d'appello di Catanzaro nei confronti di Alessandro Olivo, 32 anni, disoccupato di Sellia Marina (Catanzaro), ritenuto colpevole dell'omicidio di Santo Scumace, 72enne ammazzato a coltellate nel piccolo centro il 22 luglio del 2009. [MORE]
Diviene dunque definitiva la pena a carico dell'uomo, che i giudici scontarono in secondo grado riducendola dai 14 anni di reclusione stabiliti dal tribunale in 8 anni, al termine del giudizio d'appello che si e' concluso lo scorso 11 gennaio. Quel giorno la Corte ha riconosciuto al giovane imputato di aver agito in uno stato di esasperazione dovuto ai modi brutali con cui Scumace avrebbe trattato sua moglie, una giovane donna marocchina di cui Olivo era innamorato, come sostenuto gia' in sede di giudizio di primo grado dal difensore del 32enne, l'avvocato Piero Chiodo.
La prima sentenza di condanna di Olivo risale al 22 marzo 2010, quando il giudice dell'udienza preliminare concluse il giudizio con la condanna a 14 anni, cosi' scontata di un terzo per la scelta dell'imputato di chiedere il rito abbreviato. Santo Scumace fu assassinato di notte nella sua casa, che si trova in uno stabile di alloggi popolari di localita' Calabricata, che condivideva con una magrebina di 24 anni, assente al momento dell'omicidio perche' stava trascorrendo la notte nella casa di un anziano che assisteva per lavoro. Il pensionato, raggiunto da 26 fendenti al busto e alle braccia inferti con un coltello da cucina, mori' sul colpo. Circa mezz'ora dopo il delitto, a poche centinaia di metri dalla sede della Compagnia dei carabinieri di Sellia Marina, i militari trovarono Olivo che vagava per strada.
Fu proprio quest'ultimo, all'epoca, a raccontare loro ed al sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Salvatore Curcio, di aver ammazzato l'anziano, che conosceva bene e con il quale spesso gli era capitato di cenare, come fece la stessa sera del delitto, perche' non tollerava piu' il suo atteggiamento nei confronti della giovane consorte.