Politica

Catanzaro dice No al DDL Pillon: Una vittoria di tutte le donne

CATANZARO 10 FEBBRAIO - Nell’ultimo consiglio comunale è stata approvata all’unanimità una risoluzione sul Disegno di Legge “Pillon” che ho contribuito a redigere unitamente alla brava Presidente della commissione politiche sociali Manuela Costanzo e al consigliere Demetrio Battaglia, che oltre a firmarla l’ha illustrata in aula.

Un lavoro certosino, di squadra, senza colore politico, ma con l’unico obiettivo di prendere posizione nei confronti di una riforma che, se approvata in Parlamento, minerebbe i diritti delle donne e porterebbe il diritto di famiglia indietro di molti anni.

Avevamo promesso una presa di posizione formale alla manifestazione tenutasi il 10 novembre scorso in Piazza Prefettura organizzata dalla rete costituita da centri antiviolenza, sindacati, da Mondo Rosa, Udi e rappresentanti terzo settore.

Ed è grazie anche alla loro fermezza che si è avuto un valido sostegno sociale e civico nel raggiungimento di questo importante risultato:  il capoluogo della Regione Calabria chiede con voce unanime il ritiro del Disegno di legge “Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità” a firma del senatore Simone Pillon.

Si badi, per evitare le strumentalizzazioni che si ergono ogni volta che si tratta di diritti, è giusto chiarire che quello del consiglio comunale non è un voto contro il Partito politico cui appartiene il firmatario della proposta di legge, ma è un voto unicamente a favore delle donne.

La proposta, infatti, è sostanzialmente punitiva nei confronti del genere femminile e colpirebbe in particolare le donne disoccupate e precarie, oltre a determinare l’aumento dei rischi per le vittime di violenza, scoraggiando le separazioni con uomini violenti, praticamente obbligandole a vivere un incubo per legge!

Per le vittime di violenza domestica la proposta di riforma, inoltre, vuole imporre alla vittima un percorso al di fuori delle aule di tribunale che, non solo costituisce una spesa ulteriore in grado di impedire il più delle volte l’accesso alla giustizia, ma la espone di fatto a nuovi contatti con l’abusante. Quel passaggio, che viola la Convenzione di Istanbul, è stato previsto, come recita l’art. 7 del testo, addirittura quale condizione processuale necessaria per ottenere poi la separazione o il divorzio.

Senza contare la modifica delle norme sull’affido condiviso, con una concezione dei bambini di genitori separati o divorziati come “pacchetti postali” frutto di una impostazione ideologica già stigmatizzata dall’associazione matrimonialisti italiani, dal Forum nazionale delle associazioni familiari, da Arci, Di.Re e da sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega alle pari opportunità Vincenzo Spadafora.

Il voto del consiglio è, quindi, una vittoria di tutte le donne, catanzaresi e calabresi. Ora tocca ai parlamentari del territorio condurre a Roma questa battaglia.

Alessia Bausone - PD