Cronaca
Catanzaro Cardiochirurgia, rischio che i Calabresi debbano riprendere i "Viaggi della speranza"
CATANZARO - CARDIOCHIRURGIA: C’E’ IN ATTO IL RISCHIO CONCRETO CHE I CALABRESI DEBBANO RIPRENDERE I “VIAGGI DELLA SPERANZA” E, IN PIU’, A COSTI MAGGIORI PER LE CASSE DELLA REGIONE
“Sicuramente è singolare che solo mentre andiamo in stampa, l’Asp voglia assegnare al S.Anna, fornitore di prestazioni sanitarie, quale volume di risorse economiche per l’anno in corso una misura già abbondantemente superata da tempo e con in più l’obbligo di mantenerla fino al 31 di¬cembre. Ugualmente, però, la questione non dovrebbe suscitare particolare clamore; non fosse altro perché potrebbe essere facilmente risolta con uno sforzo di buon senso o, al limite, nelle sedi giurisdi¬zionali competenti.[MORE]
Di tutt’altra valenza, al contrario, sarebbe l’ipotesi della Regione di limitare, per il 2011, l’acquisto delle prestazioni di Alta Specialità del Cuore rese dal S.Anna nella stessa misura e cioè dalle circa 4200 degli ultimi anni a circa 2800”. Lo scrive il direttore generale del Centro regionale di cardiochirurgia, Giuseppe Failla, nell’editoriale che appare sull’ultimo numero del magazine del S.Anna, in distribuzione al domicilio di circa ventitremila pazienti.
Failla definisce “tutt’altro che remota” l’ipotesi di abbattimento delle prestazioni per il 2011 ma in questo caso, scrive, “gli interrogativi e le relative risposte si impongono. Che ne sarà dei circa 1400 pazienti cui non potremo dare ricovero e che difficilmente potranno trovare un’alternativa in Calabria? Quanti di loro avranno la voglia, la possi¬bilità e quanti magari soltanto il tempo per trovare fuori regione le cure di cui hanno bisogno? Quanti illustri specialisti avranno nuovamente l’opportunità - come accadeva in passato - di ‘suggerire’ ai ma¬lati di ricorrere a strutture pubbliche o private, con sede nelle regioni del Nord?”.
Insomma, uno scenario poco rassicurante per i calabresi, soprattutto, ma anche per le casse della Regione. Il DG del S.Anna, infatti, sottolinea che “in quasi tutte le regioni italiane (la Calabria non è tra queste) vige il principio dell’esclusione delle prestazioni extra regionali dai budget delle Asp. In altre parole, tali prestazioni, considerate in mobilità, vengono interamente remunerate secondo la Tariffa Unica di Compensazione e regolate direttamente dal fondo sanitario di competenza ministeriale. La Tariffa Unica di Compensazione – aggiunge – è mediamente superiore del 10% rispetto alla tariffa regionale calabrese. Talune regioni come la Lombardia, inoltre, premiano la capacità delle loro strutture di attrarre pazienti da fuori con quote aggiuntive del 3%. Insomma, il conto economico della sanità calabrese e dunque dei cittadini contribuenti, sarebbe destinato a cre¬scere, a beneficio delle strutture delle altre regioni italiane”.
Un ragionamento complessivo, quello di Failla, che lo porta a concludere che le vicende che stanno vedendo protagonista il S.Anna non sono semplicemente “una questione di soldi, nonostante le casse regionali rischino concretamente di doverne spendere parecchi più di adesso. Noi pensiamo – scrive il DG – che le Autorità regionali non dovrebbe¬ro trincerarsi dietro presunte ma chiaramente inesistenti economie, imposte dal piano di rientro. Piuttosto farebbero bene a spiegare, non tanto al S.Anna ma ai cittadini calabresi, qual è la logica di un’imposizione che obbligherebbe oltre 1400 pazienti cardiopatici e i loro familiari a dover ripren¬dere gli umilianti viaggi della speranza, dopo che il loro numero è significativamente diminuito negli ultimi dieci anni”.