Cronaca
Catania: maxi operazione contro il vertice del potente clan Mazzei, 7 arresti
CATANIA, 6 OTTOBRE 2015 - Decapitato il nuovo vertice del potente clan Mazzei di Catania. I finanzieri su ordinanza del gip hanno arrestato nell’ambito dell’operazione “Nuova famiglia” sette persone per associazione mafiosa e rapina aggravata. L'attività, svolta dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania, ha consentito di definire i nuovi assetti della famiglia mafiosa dei Mazzei individuando i reggenti del clan che ne hanno mantenuto le redini durante il periodo di latitanza del capo indiscusso Sebastiano «Nuccio» e di altri affiliati. [MORE]
Gli indagati sono Gioacchino Massimiliano Intravaia, 39 anni, Carmelo Occhione, 51 anni, Sergio Gandolfo, 51 anni, Cristian Marletta, 19 anni, Michele Isaia, 29 anni, Giuseppe Caruso, 29 anni. Inoltre, a Nunzio Fabio Tenerelli 30 anni, cugino di Nuccio Mazzei, è stato contestato il reato di rapina aggravata per aver, il 30 giugno 2014, “con altre sei persone non ancora identificate, assaltato, armi in pugno ed esplodendo alcuni colpi di armi da fuoco, un treno alla Stazione di Acireale per poi sottrarre a una cittadina cinese uno zaino contenente denaro contante”.
L'attività investigativa è stata avviata immediatamente dopo l'operazione "Scarface" per individuare la rete di protezione di Sebastiano Mazzei, resosi irreperibile nelle fasi esecutive del provvedimento restrittivo emesso nei suoi confronti e verificare i nuovi assetti di potere nell'ambito del gruppo mafioso.E' stato possibile ricostruire il nuovo organigramma individuando compiti e responsabilità dei nuovi reggenti, delineati i rapporti di gerarchia fra i diversi appartenenti al clan, tutti subordinati a Sebastiano Mazzei, il quale, nonostante la latitanza, era riuscito a mantenere il controllo delle attività illegali per mezzo del cognato Gioacchino Massimiliano Intravaia (marito della sorella, Simona Mazzei), già "tesoriere" della famiglia.
Altre due figure di spicco emerse dalle ricostruzioni effettuate dagli investigatori delle Fiamme Gialle sono quelle di Carmelo Occhione e Sergio Gandolfo: il primo, per effetto delle diverse operazioni di polizia, è divenuto il responsabile per le attività operative della famiglia (estorsioni e rapine soprattutto), controllando con le sue squadre in modo capillare la zona del "Traforo", nel quartiere San Cristoforo, roccaforte della cosca; il secondo, invece, ha assunto il ruolo di rappresentante della famiglia rispetto ai referenti degli altri gruppi mafiosi del territorio etneo. Circostanze peraltro confermate da più collaboratori di giustizia.