Caso intercettazione Consorte-Fassino, imputazione coatta per Berlusconi
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MILANO, 15 SETTEMBRE 2011 - Altro processo per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Milano, che va ad aggiungersi ai casi Ruby, Mediaset, Mediatrade e Millis, ancora in corso.
È infatti arrivato oggi il provvedimento del giudice che ha disposto l'imputazione coatta per il premier: il pm dovrà dunque formulare la richiesta di processo per Berlusconi e il gup (giudice dell'udienza preliminare) dovrà poi esaminarla. Se il gup dovesse accogliere la richiesta, Berlusconi sarebbe imputato per concorso in rivelazione di segreto d'ufficio.[MORE]
L'accusa si riferisce alla vicenda dell'intercettazione fra Giovanni Consorte e Piero Fassino (Pd), pubblicata il 31 dicembre del 2005 sul quotidiano “Il Giornale”, di proprietà della famiglia Berlusconi, in cui Fassino affermava “allora Gianni (Consorte, ndr), siamo padroni della banca”. L'intercettazione sarebbe infatti stata trafugata dal computer della Procura di Milano quando ancora erano in corso le indagini sull'affare Bnl-Unipol.
“La pubblicazione della notizia proprio dopo e solo dopo l'ascolto da parte di Silvio Berlusconi - scrive il gip di Milano Stefania Donadeo -, come volevano tutti, i ringraziamenti seguiti da parte di Silvio Berlusconi, costituiscono dati di fatto storicamente provati che logicamente interpretati rendono necessario l'esercizio dell'azione penale anche nei confronti" del premier.
Il nastro fu quindi un “regalo ricevuto” dal premier “stante l'approssimarsi delle elezioni politiche”, in quanto la pubblicazione delle intercettazioni “avrebbe leso, così com'è stato, l'immagine di Piero Fassino”, scrive ancora il gip.
Il gip ha inoltre disposto l'iscrizione nel registro degli indagati di Maurizio Belpietro, direttore di “Libero”, all'epoca direttore de “Il Giornale”, per la stessa accusa di Silvio Berlusconi.
Ed è così che ha dichiarato all'Ansa Belpietro: “di questa storia non so nulla. Ho pubblicato la notizia delle intercettazioni perché mi era arrivata da un collega che me la ha data. Di tutto il resto non so nulla". "Adesso leggerò anche le carte – ha continuato - per capire perché vengo coinvolto in questa vicenda. Vedremo, io la ho pubblicata come tutte le intercettazioni. Facciamo questo mestiere”.
Per la vicenda è già stato condannato con rito abbreviato l'imprenditore milanese Fabrizio Favata, con l'accusa di estorsione, ed ha patteggiato Roberto Raffaeli, ex titolare dell'Rcs, l'azienda che si occupava delle intercettazioni per i pm milanesi.
Marta Lamalfa