Cronaca

Caso Moro, Don Mennini nega di aver confessato il leader della Dc

ROMA, 9 MARZO 2015 – “Purtroppo non ho avuto la possibilità di confessare Aldo Moro nei 55 giorni del sequestro”. È con queste parole che si è aperto l’incontro, voluto dal Papa, tra Don Mennini e la Commissione d’inchiesta, tenutosi nella giornata di oggi. Non solo il sacerdote ha dichiarato di non aver confessato Moro nella cella in cui era stato rinchiuso dalle Br, ma ha anche ribadito che nemmeno il Papa potrebbe fargli rompere l’obbligo alla segretezza che regola lo scambio di informazioni all’interno del confessionale. “Sono segreti le circostanze della confessione e anche i luoghi e questa è una legge divina e non positiva su cui qualcuno può intervenire”, ha spiegato Mennini.


Don Mennini, che secondo alcune fonti avrebbe assolto il ruolo di intermediario tra Moro e l’esterno, recapitando alcune lettere o oggetti personali alla moglie Noretta, ha smentito ogni tipo di coinvolgimento diretto: “Se fossi stato nel covo avrei cercato di fare qualcosa di concreto per liberare Moro, avrei cercato di parlare con i brigatisti, chiesto di prender me e rilasciare lui. Oppure avrei cercato di ricordare il percorso fino alla prigione, per dare informazioni per le indagini”.[MORE]


Il sacerdote, che ora è nunzio apostolico nel Regno Unito, è stato da sempre molto legato alla famiglia Moro. È sulla base di alcune lettere ritrovate dopo la morte del leader della Dc che si è ipotizzato che Mennini potesse aver avuto contatti con Moro durante i 55 giorni di prigionia: per due volte, nelle sue missive, l’uomo scriveva al sacerdote che aspettava di incontrarlo direttamente in cella. La teoria secondo la quale Mennini avrebbe effettivamente fatto visita al prigioniero, per di più confessandolo, era stata fortemente caldeggiata da Cossiga durante il suo ministero del ’78 e, almeno fino ad ora, sembrava essere quella più accreditata.
 

(foto: thefrontpage.it)

Sara Svolacchia