Politica

Caso Mineo, Pd: 13 senatori si autosospendono

ROMA, 12 GIUGNO 2014 - Il Pd si spacca in due e si scontra sulle riforme, a sottolineare la gravità della situazione vi sono le notizie odierne, secondo le quali tredici senatori si sarebbero autosospesi a seguito dell'epurazione imposta da Matteo Renzi.

I tredici si schierano contro la rimozione di Corradino Mineo e Vannino Chiti e, mentre il premier viene accusato di voler eliminare il dissenso, Paolo Corsini attacca:  «La rimozione dei senatori Chiti e Mineo decisa ieri dalla presidenza del gruppo rappresenta un’epurazione delle idee considerate non ortodosse».[MORE]

Matteo Renzi ha immediatamente risposto all'autosospensione dei tredici senatori affermando: «Sulle riforme non lasciamo il diritto di veto a nessuno». La riforma contestata è quella secondo cui, al Senato, potranno avere accesso senatori non eletti.

Giuseppe Civati ha esposto i dubbi della minoranza del Pd mostando anche preoccupazione per un eventuale ritorno al Senato dell'ex Cavaliere: «Se Renzi pensa di portare a Berlusconi lo scalpo di Mineo e di Chiti, fa un errore di valutazione: il testo Boschi passerebbe in commissione, ma non in Aula, dove le perplessità riemergerebbero, a maggior ragione dopo l’umiliazione costituzionale di ieri».

Durante un'intervista a Radio Città Futura, Giuseppe Civati ha aggiunto: «Questa vicenda è iniziata qualche settimana fa: era già stata proposta due volte una soluzione simile ma poi era rientrata anche perchè avevamo cercato di spiegare che forse l'invito di Mineo e degli altri colleghi come Chiti, sono ventidue in totale, era quello di discutere e non di confrontarsi in modo aggressivo come invece siamo purtroppo costretti a fare a questo punto».

Intanto, Corradino Mineo fa sapere, da Radio Radicale: «Informiamo il ministro Boschi che noi facciamo parte del processo di riforme e che è stata lei a privilegiare il suo orgoglio e la sua vanità, perché dopo ventotto ore di dibattito in Senato, con la riforma a portata di mano, con le opposizioni che davano ragione a Matteo Renzi su questioni fondamentali come la fine del bicameralismo, la riduzione dei parlamentari e dei costi, la legge di bilancio solo alla Camera, invece di tener conto di questo e di far fare alla senatrice Anna Finocchiaro una relazione che partisse dal testo Boschi-Renzi migliorandolo in qualche punto, ha chiesto e ottenuto che si tornasse al testo-base».

Matteo Renzi, però, sembra non voler cedere al dissenso mostrato dalla minoranza del Pd ed afferma: «Conta molto di più il voto degli italiani che il veto di qualche politico che vuole bloccare le riforme. E siccome contano di più i voti che i veti, vi garantisco che noi andiamo avanti a testa alta».

(Immagine da ilsecoloxix.it)

Alessia Malachiti