Cronaca
Caso Cucchi, Riccardo Casamassima conferma: "Un collega mi disse che era stato massacrato"
ROMA, 15 MAGGIO 2018 - Si è tenuta oggi, davanti alla Prima Corte d'Assise di Roma, la deposizione di Riccardo Casamassima, il carabiniere che ha consentito alla Procura di muovere significativi passi in avanti nell'indagine-bis sulla morte di Stefano Cucchi, il giovane romano deceduto all'ospedale Pertini il 22 ottobre del 2009, sei giorni dopo l'arrestato per droga. [MORE]
Davanti alla corte, Casamassima ha ribadito quanto già dichiarato al pm Giovanni Musarò e al Procuratore Giuseppe Pignatone nell'estate del 2015. Le sue dichiarazioni portarono sul banco degli imputati cinque militari dell'Arma per reati che vanno dall'omicidio preteritenzionale al falso, alla calunnia.
"E' successo un casino, i ragazzi hanno massacrato di botte un arrestato. Me lo disse una mattina dell'ottobre del 2009, senza fare il nome degli autori, un preoccupatissimo maresciallo Roberto Mandolini, portandosi la mano sulla fronte e precipitandosi a parlare con il comandante Enrico Mastronardi della stazione di Tor Vergata". Casamassima, all'epoca dei fatti, era in servizio alla stazione di Tor Vergata.
Chiamato a chiarire le ragioni delle sue rivelazioni a distanza di quasi cinque anni dai fatti, Casamassima si è giustificato: "All'inizio la vicenda Cucchi non mi aveva visto coinvolto in prima persona, ma troppe cose fatte dai miei superiori non mi erano piaciute, come l'abitudine di falsificare i verbali e di coprire gli autori di illeciti. E vergognandomi di ciò che sentivo e vedevo, ho deciso di rendere testimonianza, pur temendo ritorsioni e pressioni che poi si sono puntualmente verificate. Non appena il mio nome è uscito sui giornali, ho dovuto fare i conti con una serie di procedimenti disciplinari, tutti pretestuosi. Continuano a farmi lavorare nello stesso reparto dove presta servizio un collega che sui social ha insultato pubblicamente me e la mia compagna".
Casamassima apprese successivamente dal maresciallo Sabatino Mastronardi che qualcosa era andato storto a seguito dell'arresto di Cucchi: "Venne in caserma ed ebbi con lui uno scambio confidenziale: si portò la mano sulla testa e, parlando della morte di Cucchi, disse che non aveva mai visto una persona così messa male. Lo aveva visto la notte dell'arresto quando Cucchi venne portato a Tor Sapienza".
Casamassina, poi, ricordato di aver incrociato Mandolini una mattina dell'ottobre del 2016: "Gli dissi solo di andare a parlare con il pm e a dire quello che sapeva. Gli dissi anche che la Procura stava andando avanti e che aveva in mano una serie di elementi importanti per fare luce su quanto accaduto. Lui mi rispose dicendomi che il pm ce l'aveva a morte con lui".
Daniele Basili
immagine da lastampa.it