Cronaca

Caso Cucchi, confermate le deposizioni del testimone chiave dell'accusa

ROMA, 9 NOVEMBRE 2011 – Una svolta nel processo Cucchi. L'ematologo Carla Vecchiotti, che ha analizzato il sangue rinvenuto sui pantaloni indossati da Cucchi al momento della morte il 22 ottobre di due anni fa, conferma la versione del teste Yaya Samura, compagno di cella di Stefano Cucchi.[MORE]

«Quel sangue è della vittima – ha specificato davanti alla giuria popolare l’ematologo– e dalla forma allungata della macchia si deduce che il pantalone è stato trascinato verso l'alto sulla gamba, come per mostrarne i segni del pestaggio a qualcuno". Una dinamica che coincide e quindi avvalora la testimonianza resa da Samura in incidente probatorio il 21 novembre del 2009, davanti ai giudici e a una parte degli avvocati difensori.

Secondo Samura, alcuni uomini «con la divisa blu» hanno picchiato Cucchi nel corridoio dei sotterranei del Tribunale. Quel giorno, era il 16 ottobre, Cucchi era in attesa dell'udienza di convalida del fermo per spaccio. Samura disse di aver assistito alla scena dallo spioncino della sua camera di sicurezza, la numero 5. «C'era un piccolo finestrino senza vetro - si legge nel suo verbale - io ero solo dentro mia cella, ero là e ho sentito rumori. C'era il ragazzo e qualcuno dava calci, faceva rumore con i piedi, sentito che il ragazzo era caduto e stava piangendo. Poi ho guardato da quel finestrino e ho visto che loro metteva lui dentro cella. Ho visto tre persone là (tre agenti della polizia penitenziaria, ndr), poi loro chiuso la porta». Dopodiché Cucchi – racconta Samura – gli mostrò la gamba ferita nel pestaggio, tirandosi su il pantalone.

Nel processo sono imputate 12 persone, tre agenti della polizia penitenziaria e nove tra infermieri e medici, accusate a vario titolo di lesioni, abuso di autorità, abbandono di incapace, abuso d'ufficio e falsità ideologica.

Durante l'udienza della Corte D’Assise è stato proiettato anche il video girato il 24 novembre 2009 dai tecnici della polizia scientifica all'interno delle camere di sicurezza. «Vedere per la prima volta quei luoghi così lerci – ha commentato Ilaria Cucchi, sorella di Stefano presente in aula – è stato un momento per me drammatico e intensamente emotivo. Mi sono immaginato mio fratello là sotto. E ancora non riesco a capire perché in questo processo si proceda per il reato di "lesioni lievi". Un'ipocrisia enorme, un offesa alla verità e a quello che hanno fatto a Stefano».

Marika Di Cristina