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Caso Assange, il presidente ecuadoriano: "Voleva creare centro di spionaggio in ambasciata"

LONDRA, 16 APRILE - Julian Assange ha tentato di creare un “centro di spionaggio” nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. È questa l’accusa del presidente ecuadoriano Lenin Moreno. Moreno, tornando sulla decisione di revocare l’asilo politico al giornalista australiano, ha spiegato che “non si è trattato di una scelta arbitraria, ma basata sul diritto internazionale”. In un’intervista al Guardianil presidente ecuadoriano ha dichiararo di non poter “permettere che la casa che ha aperto ad Assange le sue porte diventi un centro di spionaggio”.

“Assange ha sviluppato una campagna aggressiva contro l’Ecuador e ha iniziato a fare minacce legali perfino contro chi lo stava aiutando”, ha spiegato Moreno. “Ha mantenuto un comportamento costantemente inappropriato anche dal punto di vista igienico”, ha aggiunto il presidente, sottolineando come gli atteggiamenti di Assange, caratterizzati da costanti violazioni dei protocolli, abbiano reso l’asilo politico insostenibile. Asilo politico che, precisa Moreno, “non può essere un modo per evadere le conseguenze dei crimini commessi”.

Intanto l’ex presidente Correa ha accusato il suo successore di essere “il più grande traditore nella storia ecuadoriana e latino-americana”. Un’accusa sostenuta dall’indiscrezione secondo cui WikiLeaks sarebbe in possesso di documenti che attestano come il fratello di Moreno abbia creato una compagnia offshore. Ma il presidente ecuadoriano nega qualsivoglia consequenzialità tra i file pubblicati e il provvedimento, sostenendo che la decisione su Assange non è stata imposta da nessun potere esterno: “Non ha voluto accettare i protocolli per il Paese che gli ha dato il benvenuto. Il ritiro dell’asilo è arrivato in stretta aderenza al diritto internazionale”.

Ancora secondo l’ex presidente Correa, Assange sarebbe stato rilasciato in virtù di un accordo tra Ecuador e Stati Uniti in base al quale gli Usa potrebbero aiutare Moreno nell’abbattimento del debito pubblico del Paese. “Falsità create e diffuse da gruppi collegati al precedente regime che non hanno voluto trovare una soluzione al caso di Assange se non quella di chiuderlo a chiave nella nostra ambasciata”, ribatte Moreno.

Claudio Canzone

Fonte foto: ilfattoquotidiano.it